Criticità e priorità della
salvaguardia dei territori vocati alla coltivazione e raccolta
del tartufo sono state al centro delle audizioni della seconda
Commissione dell'Assemblea legislativa, presieduta da Valerio
Mancini.
Sono stati ascoltati - si legge in una nota di Palazzo
Cesaroni - i rappresentanti di Associazione tartufai Altotevere
onlus, Comitato per la libera cerca, Coordinamento associazione
tartufai, Associazione tartufai "il Perugino", Associazione
tartufai "tartufiamo" (Sigillo), Associazione tartufai del
Trasimeno (Magione), "Tuber terrae" (area monte Subasio), Cia
Umbria, Coldiretti Umbria e Confagricoltura Umbria.
Hanno partecipato alla seduta consultiva anche professori ed
esperti dell'Università di Perugia, tecnici dell'Assessorato
regionale e l'amministratore dell'Agenzia forestale regionale.
Il presidente Mancini ha inquadrato la questione oggetto
dell'incontro evidenziando la necessità di "approfondire alcune
tematiche relative all'equilibrio tra la libera cerca, le
tartufaie controllate, la manutenzione dei corsi d'acqua che
potrebbero compromettere alcune aree tartufigene". "In alcune
zone del Trasimeno - ha spiegato - interi tratti di fiumi sono
stati privati di ogni tipo di alberi e piante, con una rimozione
esagerata della vegetazione e interventi che sono apparsi troppo
invasivi. Questo anche a danno della produzione del tartufo. Si
tratta di sollecitare una corretta applicazione della legge
regionale in materia ed anche una collaborazione con tutti gli
attori coinvolti affinché la norma sia rispettata, se necessario
migliorata, e venga monitorato il rispetto di quanto in essa
previsto".
Gli interventi hanno messo in evidenza - prosegue la nota - la
necessità di una collaborazione tra cercatori, coltivatori e
agricoltori, nel rispetto dell'ambiente, degli interessi
economici e delle attività di ogni categoria.
La salvaguardia del territorio è stata individuata come una
priorità, da perseguire contemperando le misure di manutenzione
e messa in sicurezza delle sponde con il rispetto delle zone di
produzione del tartufo e delle relative essenze arboree.
È stato espresso l'auspicio che il tartufo bianco umbro possa
essere al centro di una filiera regionale che lo promuova e lo
valorizzi come risorsa.
È stata espressa la necessità di una piena attuazione della
legge regionale vigente, soprattutto per quanto riguarda i
controlli e le verifiche, l'allineamento tra la durata delle
tartufaie e quella dei piani di manutenzione.
La Regione Umbria, è stato spiegato, ha individuato come
obiettivo la promozione della filiera così come l'aumento e la
tutela della produzione spontanea, che potrebbe essere messa a
rischio dai mutamenti climatici. Sarebbe stato già previsto lo
studio di nuovi approcci alla manutenzione delle sponde di fiumi
e torrenti, nel rispetto della sicurezza e dell'ambiente, pur
nell'ambito delle norme nazionali, piuttosto datate, sul rischio
idraulico. Risulterebbe difficile avere dati attendibili, che
possono essere forniti solo dai raccoglitori o dai
trasformatori.
Infine gli studi genetici condotti non avrebbero consentito di
individuare differenze nei tartufi di diverse provenienze, che
quindi non risulterebbero tracciabili con certezza.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA