Con l'arrivo dell'africana
Fatoumata Diawara, portavoce di un continente giovane in grande
ascesa, e prima di lei con Somi, vocalista e compositrice che
getta un ponte tra le radici africane e la scena jazz e soul
americana, Umbria Jazz va ad arricchire una corposa rassegna di
voci femminili e musiciste di grande attualità.
Diawara e Somi sono infatti attese a Perugia per la serata di
domani, giovedì 18 luglio, all'Arena Santa Giuliana, spazio
dedicato ai grandi eventi del festival che già nei giorni scorsi
ha ospitato belle scoperte e suggestive conferme.
Serata dai giusti colori musicali anche quella di ieri con
Lizz Wright, cantante dalla voce che richiama, come è stato
scritto dal New York Times, "il bourbon invecchiato in botti di
legno". Dopo la sua apparizione pochi giorni prima al Festival
dei Due Mondi di Spoleto, per questa straordinaria erede delle
interpreti afroamericane del passato si è conclusa così la
doppietta di concerti in Umbria. Una voce jazz morbida e scura
che non ha nascosto la sua propensione al blues, affrontando nei
brani proposti temi come la condivisione, la guarigione, l'amore
e il dolore.
Molto amata dal pubblico di Umbria Jazz, che ne ha potuto
seguire i passi importanti fin dall'inizio, è Hiromi. Accolta
anche questa volta (si è esibita dopo la Wright) con grande
calore dai suoi sempre più numerosi estimatori, si è presentata
con Sonicwonder definita come "la più dura e funky" band della
pianista giapponese. L'esplosivo quartetto capitanato da Hiromi
si è caratterizzato senza confini musicali definiti e come
autore di una spregiudicata miscela elettrica ed acustica di
jazz-rock-funky. Il tutto governato con mano sicura da una
artista che mostra una sempre più complessa identità. Un
talento, il suo, che sfugge ad ogni etichetta e classificazione
di genere. Le influenze rock, progressive, jazz, fusion la
confermano come un'artista originale.
Ma come detto non finisce qua. Ancora grandi presenze
femminili sono attese all'Arena, come quella della talentuosa
attrice, cantante e songwriter Fatoumata Diawara, una delle
personalità più intriganti della giovane scena africana (18
luglio). Nella sua musica il rispetto per le tradizioni e il
richiamo alle radici del folclore si mescolano senza
discontinuità con un messaggio culturale che guarda al futuro e
al mondo. Nell'arco di una carriera ancora breve, Diawara ha
incrociato alcune delle star più importanti dello show business
mondiale, da Bobby Womack a Herbie Hancock, da Paul McCartney al
cubano Roberto Fonseca, anche lui presente a questa edizione di
Umbria Jazz (19 luglio). "London Ko" è il titolo del suo ultimo
album, prodotto da Damon Albarn (Blur), con cui collabora da
tempo. Il titolo suggerisce un ideale ponte tra la metropoli
inglese e Bamako, cioè tra Europa e Africa. Non solo musicale.
Ad aprire la serata all'Arena, per una continuità stilistica
e sonora, ci sarà Somi. Per la giovane cantante si è parlato di
"New African Jazz". Cresciuta tra Illinois e Zambia, figlia di
genitori originari di Uganda e Rwanda, studi in antropologia ed
un master alla Tisch School of the Arts presso la New York
University, Somi è stata vista come una Miriam Makeba dei nostri
giorni. E proprio alla grande cantante e attivista dei diritti
civili sudafricana ha reso omaggio il suo quinto disco in studio
"Zenzile: The Reimagination of Miriam Makeba". Molteplici le sue
ispirazioni che provengono da mondi tanto diversi come Africa e
America, legate tra loro da intensità espressiva e da una
vocalità duttile ed estremamente naturale.
Questa carrellata di "note rosa" si concluderanno con la star
americana della vocalità jazz. Veronica Swift, attesa sabato 20
luglio all'Arena, torna ad Umbria Jazz dopo l'esordio del 2019
per presentare il suo album omonimo uscito nel 2023. In questo
ultimo lavoro l'artista amplia il suo repertorio ancorato al
jazz più classico esplorando l'opera francese e italiana, la
musica classica europea, la bossa nova, il blues, l'industrial
rock, il funk e il vaudeville, dimostrando di essere una delle
voci più versatili degli ultimi anni.
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