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Garante detenuti, carceri umbri ancora alto rischio suicidi

Garante detenuti, carceri umbri ancora alto rischio suicidi

Caforio si unisce ad appello 'servono interventi urgenti'

PERUGIA, 17 giugno 2024, 09:53

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Umbria statisticamente rimane una regione ad alto tasso di suicidi in carcere nel rapporto fra detenuti e numero di episodi di autolesionismo. Negli ultimi 12 mesi nelle strutture cinque persone si sono tolte la vita, quattro a Terni. Per questo Giuseppe Caforio, Garante dei detenuti per la Regione Umbria, aderendo a un'iniziativa nazionale rilancia l'appello con il quale il presidente della Repubblica ha invitato la politica ad "adottare con urgenza misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri, causato principalmente dal sovraffollamento, dalla carenza del personale e dall'inefficienza dell'assistenza sanitaria intramuraria".
    "Con grande preoccupazione - afferma Caforio -, constatiamo, ancora una volta, la sostanziale indifferenza della politica rispetto all'acuirsi dello stato di sofferenza dei detenuti, rispetto al peggioramento delle condizioni di vivibilità delle nostre carceri che, lungi dal consentire quell'inveramento del volto costituzionale della pena, continuano a tradire i basilari principi costituzionali, europei ed internazionali, su cui regge lo stato di diritto e a umiliare continuamente la dignità umana delle persone ristrette. Per la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà è indispensabile che il legislatore individui, immediatamente misure, anche temporanee, volte ad alleggerire la tensione sulla popolazione carceraria.
    È fondamentale, poi, far sì che il carcere cessi di essere quel luogo di 'desertificazione affettiva'. Siamo convinti che gli Istituti penitenziari comprenderanno il valore di questa novità, per il lavoro che fanno quotidianamente nel costruire percorsi risocializzanti.
    Così come siamo altrettanto convinti che la Magistratura di sorveglianza non attenderà che qualcun altro risolva il problema, perché la Corte costituzionale ha delegato anche loro nella risoluzione di questa problematica. È essenziale, inoltre, aumentare le telefonate, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l'intimità degli affetti dei detenuti e allentare il clima di tensione che si respira nelle diverse sezioni degli Istituti italiani. La politica poi deve farsi carico in modo più mirato dei problemi legati al crescente disagio psichico negli Istituti penitenziari. Così come attenzione specifica deve essere rivolta alla condizione alle persone affette da disagi psichici gravi. Altrettanta attenzione, infine, va riservata ai tanti detenuti, affetti da grave disagio psichico o da infermità psichica sopravvenuta, si trovano a scontare la pena in sezioni comuni e non in articolazioni psichiatriche o in misura di detenzione domiciliare cd. in deroga".
    Secondo Caforio, poi, "i suicidi sono sia il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere sia della mancanza di figure sociosanitarie e di ascolto negli Istituti".
   

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