La consigliera regionale Donatella
Porzi (Misto) ha reso noto di avere presentato un'interrogazione
sull' "Autonomia differenziata e i rischi di aumento delle
disparità sociali ed economiche".
"Partendo dalle premesse che la Costituzione italiana,
all'articolo 116, consente alle Regioni a statuto ordinario di
ottenere particolari forme di autonomia, delegando loro
competenze legislative concorrenti e, in alcuni casi, materie
riservate esclusivamente allo Stato - come l'organizzazione
della giustizia di pace, l'istruzione e la tutela ambientale -
nel testo - spiega, in una sua nota - si sottolinea che
tuttavia, dal 2001, le procedure per l'attuazione dell'autonomia
differenziata non sono state completamente realizzate. Durante
la 17/a legislatura, il Parlamento ha approvato alcune
disposizioni iniziali per riconoscere una maggiore autonomia, ma
non essendo ancora concluso il processo le Regioni Lombardia,
Veneto ed Emilia-Romagna, hanno intrapreso iniziative concrete
per ottenere maggiore autonomia che sono culminate nella firma
di un accordo preliminare con il Governo il 28 febbraio 2018".
"Per avere una Regione più semplice e competitiva mettendo
l'autonomia come leva dello sviluppo e della semplificazione -
spiega Porzi nella nota - l'Umbria, insieme a Toscana e Marche,
con un atto approvato nel 2018 non ha chiesto un aumento
indiscriminato di competenze come queste tre regioni, ma si è
indirizzata verso una 'autonomia selettiva' messa al servizio di
alcuni grandi obiettivi programmatici in cui si poneva come
territorio di eccellenza, o regione benchmark: la grande
bellezza, la leva del sapere, la salute, la protezione civile e
la prevenzione sismica. Tale scelta deriva dalla consapevolezza
che tali ambiti non hanno un impatto negativo sulla qualità
della vita e di alcuni servizi da garantire ai cittadini, cosa
che una regione piccola come la nostra rischia di non essere in
grado di fare".
"Ciò significa che se il processo di autonomia differenziata
- evidenzia Porzi - mira a completare l'autonomia ordinaria
offrendo significative opportunità per l'intero sistema
istituzionale e, nel contempo, valorizzando le identità
regionali come strumento per favorire una competizione virtuosa
tra i territori attraverso il miglioramento della miglioramento
della governance locale, emergono però preoccupazioni riguardo
alle risorse finanziarie necessarie per supportare l'autonomia
regionale. È fondamentale rispettare il principio di
correlazione tra funzioni e risorse per evitare squilibri
finanziari".
"Il 29 aprile 2024, la Camera dei deputati - ricorda la
consigliera - ha iniziato la discussione su un disegno di legge
relativo all'autonomia differenziata, già approvato dal Senato,
sul quale la presidente della Regione Donatella Tesei ha
espresso parere favorevole nonostante l'Umbria possa esserne
fortemente penalizzata. La Conferenza Episcopale Italiana ha
espresso preoccupazioni, sottolineando l'importanza di garantire
livelli essenziali di prestazioni civili e sociali uniformi su
tutto il territorio nazionale per evitare disparità. Tale
sollecitazione ci appare tutt'altro che infondata visto che gli
ultimi dati dell'Ufficio parlamentare di Bilancio relativi al
fondo di solidarietà comunale, mettono in evidenza che il
federalismo fiscale penalizza il Centro e il Meridione, in
particolare i Comuni di piccole dimensioni".
"In questo difficile contesto - conclude Porzi - ho chiesto
alla Giunta regionale e all'assessore alla Sanità di fare
chiarezza su tre punti: se trattenere gran parte del gettito
fiscale migliorerà l'efficienza in una regione economicamente
fragile come l'Umbria; se l'autonomia differenziata porterà a
una sottrazione di risorse nazionali e alla disarticolazione dei
servizi pubblici; se il principio di solidarietà economica e
sociale sarà compromesso, aumentando le disuguaglianze tra Nord
e Sud Italia. Si chiede se trattenere gran parte del gettito
fiscale migliorerà davvero l'efficienza in una regione come
l'Umbria, che è economicamente fragile e ha una popolazione
molto anziana. Inoltre, si teme che l'autonomia differenziata
possa portare alla sottrazione di risorse nazionali e alla
disarticolazione dei servizi pubblici, compromettendo il
principio di solidarietà economica e sociale contenuto nella
Costituzione e aumentando le disuguaglianze tra Nord e Sud
Italia".
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