Nel 2022 i dodici consultori
familiari trentini hanno accolto in media 1.123 persone
ciascuno. La sede consultoriale che ha accolto meno utenti ne ha
accolti 5, quella che ne ha accolti di più ne ha accolti 3.717.
A rivolgersi ai consultori sono soprattutto donne (94,3% contro
il 5,72% dell'utenza media maschile) di età compresa tra i 26 e
i 35 anni (47,39%) e persone con la cittadinanza italiana
(85,01%). Questi dati emergono da uno studio condotto dalla
Commissione provinciale pari opportunità (Cpo) con il supporto
scientifico del Centro studi interdisciplinari di genere
dell'Università di Trento a poca distanza dal 50/o anniversario
della legge quadro sui consultori in Italia (numero 405/1975).
Il Trentino ha recepito la normativa nazionale due anni più
tardi, nel 1977, ed è stato uno degli ultimi territori ad
implementarla.
"La riduzione dei fondi per i consultori e le troppe
occasioni in cui essi vengono messi in discussione giustificano
e motivano lo studio realizzato dal Centro studi
interdisciplinari di genere dell'Università di Trento, un lavoro
che potrà favorire una riflessione tra cittadinanza, operatori e
forze politiche nella prospettiva di una riqualificazione, di un
ampliamento ed eventuale modifica dei servizi offerti dai Cf
trentini", ha detto la presidente della Commissione provinciale
pari opportunità Paola Maria Taufer.
Giulia Feltrin e Giorgia Gironimi, coautrici dello studio
sotto la supervisione di Alessia Tuselli, hanno illustrato
l'indagine assieme a Carla Reale. In Trentino - si legge nel
testo dell'indagine - è presente una sede consultoriale ogni
53.990 abitanti, contro la media italiana di una sede ogni
32.325 residenti. Il numero ottimale sarebbe una sede ogni
20.000 residenti. Un punto a favore della Provincia di Trento,
invece, è il livello significativo di integrazione territoriale
sanitaria e sociale, grazie alla collaborazione tra comunità
locale e servizi sociosanitari. I consultori familiari trentini
- emerge nell'analisi - sono anche più attrattivi rispetto a
quelli di altre Regioni italiane per i giovani e gli adolescenti
(14,9% di presenza delle giovani generazioni a fronte di una
media italiana del 5,9%). A scarseggiare è il numero di figure
professionali presenti nei singoli consultori, inferiore
rispetto alla media nazionale.
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