(ANSA) - PISA, 03 GEN - La coltura del fico, attualmente in
declino in Italia ma economicamente molto redditizia, è la
risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti persi per
l'agricoltura. Questa la conclusione del progetto 'Ficus carica,
un' antica specie con grandi prospettive', finanziato e condotto
dall'Università di Pisa che ha approfondito le conoscenze su
questa pianta grazie a un team di genetisti, chimici, fisiologi
vegetali, entomologi, arboricoltori e analisti sensoriali del
dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali.
"Sin dall'antichità e anche oggi, soprattutto nei paesi
meridionali del bacino Mediterraneo, il fico fornisce un
importante alimento di base anche grazie alla sua grande
produttività che dura sino a 50 anni con una produzione annuale
di circa 40-100 chili per pianta - spiega Barbara Conti,
coordinatrice del progetto -. Tuttavia, in Italia la
coltivazione del fico è in netto declino: nel 1960 occupava
60mila ettari, oggi solo 2.000, che producono l'1% della
produzione mondiale e tutto questo a fronte di una costante
crescita dei terreni salini marginali che nel nostro Paese sono
oggi oltre 400mila ettari. Il rilancio di questa coltura è
dunque strategico anche in considerazione del 15/o obiettivo
dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite che punta a proteggere,
ripristinare e promuovere l'uso sostenibile del suolo, in
particolare foreste, paludi, montagne e zone aride".
I ricercatori pisani in due anni sono arrivati a sequenziare
il genoma del fico con un metodo innovativo che ha consentito
loro di indagare la performance della pianta in condizioni di
elevata salinità. I risultati hanno confermato che è una coltura
ideale per il recupero dei terreni salini marginali: la salinità
del terreno, si spiega, non determina una variazione degli
zuccheri totali e dei principali componenti dei frutti. Anzi,
l'aumento del livello endogeno di acido salicilico nei frutti
delle piante sottoposte a stress salino farebbe ipotizzare un
effetto 'priming', cioè una strategia adattativa che migliora le
capacità difensive della pianta. Il progetto ha anche compreso
lo studio su Aclees taiwanensis, una specie di coleottero
dannoso per il fico, molto simile al punteruolo della palma.
(ANSA).
Alla riscoperta del fico per recuperare terreni salini marginali
Progetto Unipi rilancia coltura con nuovo sequenziamento genoma
