Alberto Contador ci ripensa: sul traguardo aveva dichiarato che non gli sarebbe dispiaciuto perdere la maglia rosa, "perché conta indossarla solo a Milano", facendo capire che il primato forse è arrivato troppo presto, dopo sole cinque tappe, sulla vetta dell'Abetone, la prima, vera montagna del Giro numero 98. Nella conferenza stampa, invece, cambia opinione: "Vogliamo mantenere la maglia fino a Milano. Noi della Tinkoff-Saxo siamo qui per vincere il Giro. La maglia rosa è un dono per me, ma domani un altro potrebbe indossarla". Ha fatto discutere, a pochi giorni dai controlli per verificare se sono stati montati dei motorini sulle bici, la decisione di cambiare mezzo ai piedi dell'ultima salita. Lo spagnolo la argomenta con parole che sembrano pietre: "Puoi usare ruote e profili diversi, ma anche differenti configurazioni. Dopo una tappa così, con una salita finale tanto dura, la bici che hai usato per diversi chilometri può non andare bene. La decisione di cambiare mezzo in una tappa come questa può funzionare negli ultimi 20 chilometri". "La bici non ha solo due, ma cinque motori - scherza -. Quella dei motorini è solo una leggenda metropolitana, uno scherzo da fantascienza. Al contrario cambiare bici è bello per il ciclismo, un modo per mostrare differenti mezzi ed equipaggiamenti". Contador dice di aver "visto bene Aru", contro il quale dovrà "dare tutto in salita", mentre Richie Porte "notoriamente va molto bene a cronometro". "Conosco l'australiano per averci gareggiato assieme - fa notare - adesso è molto più maturo e più esperto. Lo vedo anche più magro". Contador e gli altri big hanno 'perso per strada' Uran Uran, che lamenta un ritardo notevole in classifica. "Finora abbiamo gustato solo un aperitivo del Giro d'Italia, la corsa è appena iniziata. Sono sorpreso dal ritardo di Uran, ma la corsa è lunga e può succedere di tutto". Il colombiano, malgrado le difficoltà, non demorde. "E' stata una settimana particolare - dice -. L'inizio del Giro non è stato semplice per me: ieri e oggi ho ceduto un po' di tempo ai primi, ma manca ancora tanto prima di arrivare a Milano. Questa è la mia condizione attuale, spero di crescere. Il distacco di 1'22" dalla maglia rosa è importante, ma sono fiducioso". "Sono contento, per me e la squadra, ma anche per i sacrifici che abbiamo affrontato nei mesi passati e soprattutto per i tifosi. Ne ho visti tanti oggi per strada. E non è la prima volta che accade - il commento di Fabio Aru, secondo in classifica, a soli 2" da Contador -. Trovarmi davanti, fianco a fianco con i grandi campioni, è davvero un onore. La squadra è stata eccezionale, Landa nel finale si è superato, ha dato tutto e mi è stato vicino. Teniamo adesso i piedi ben saldi a terra, perché manca tantissimo". Lo sloveno Jan Polanc, classe '92, vincitore sull'Abetone, è felice come mai. "La prima vittoria tra i professionisti è speciale per tutti, se poi arriva al Giro d'Italia... Ho festeggiato il compleanno il giorno in cui sono arrivato al Giro, il 6 maggio, sono felice di essere qui. Quando ho affrontato la salita speravo di farcela. E' stato bellissimo".
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