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'C'era una volta in America', l'ultimo, tormentato film di Sergio Leone, compie 40 anni (uscì nelle sale italiane il 28 settembre 1984).
Epico, controverso (definito da Enrico Ghezzi 'ipercostruito e sgangherato') ma immortale (secondo alcuni critici ma anche ei passaggi televisivi), è il terzo film della cosiddetta 'trilogia del tempo' (dopo 'C'era una volta il West e Giù la testa') con cui Leone provò a reinventare il gangster movie dopo aver reinventato il western.
Clamoroso insuccesso negli Usa (dove uscì qualche mese prima che in Italia), massacrato dalla produzione che volle rimontarlo 'in ordine cronologico', togliendo sostanzialmente al film la ragione formale stessa della sua esistenza, in bilico tra memoria e nostalgia, sogno e realtà, 'C'era una volta in America' è un film ambizioso (qualcuno ha fatto riferimento alla Recherche di Proust con la pipa d'oppio al posto della madeleine) e a tratti magniloquente, di cui comunque ogni spettatore porta con sé un'immagine, una sensazione, il ricordo di una battuta lapidaria ('Che hai fatto in tutti questi anni?', 'Sono andato a letto presto').
In Italia i critici si sono divisi tra chi lo ha considerato un capolavoro e chi lo ha bollato come un esercizio di stile troppo sterile.
E il critico americano David Thomson ha definito la scena dello stupro della banda di De Niro e Woods come una delle cose più disgustose viste al cinema. Ne esistono tre versioni: quella uscita nelle sale italiane, quella ridotta per le sale Usa e quella del diretcor's cut, la più lunga di tutte, 251 minuti. Difficile restare indifferenti a qualunque delle tre.
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