Nella prima parte dedicata alla parola Occidente, abbiamo detto che si tratta, inevitabilmente, di una espressione plurale. Ci sono diversi Occidenti e anche i Village People, americani e con un nome che richiama il celebre quartiere di New York, hanno un altro occidente da cantare in ‘Go West’.
In uno dei suoi interventi, diventati celebri anche grazie alla diffusione su YouTube o in formato podcast, il professor Alessandro Barbero si diverte a farci immergere nel contesto storico, che ora ci sembra quasi impossibile, in cui gli occidentali sono visti dagli orientali come persone rozze e incolte. Certo, in questo caso gli Occidentali sono i crociati, siamo nell’XI secolo e la principessa storiografa, come viene anche chiamata Anna Comnena, è straordinariamente più raffinata, colta e sensibile di quella turba di guerrieri che andava a liberare il Santo Sepolcro.
Siamo ancora lontani, qualche secolo, dal momento in cui, come ha scritto Niall Ferguson in un libro che si intitola ‘Occidente. Ascesa e crisi di una civiltà’, ‘un piccolo numero di stati di modesta estensione situati all’estremità occidentale del continente euroasiatico, giunse a dominare sul resto del mondo, comprese le più popolose e per certi aspetti più raffinate società dell’Eurasia orientale’. È sempre Ferguson che, tanto per fissare un momento a partire dal quale la storia prenderà, più o meno lentamente, una piega diversa, fa riferimento ad un anno, il 1411, e prova a far immaginare al lettore la situazione geopolitica, economica e sociale: ‘Se nel 1411 fossimo stati in grado di circumnavigare il globo, saremmo rimasti abbagliati dallo splendore e dalla potenza della civiltà orientale: a Pechino si costruiva la Città Proibita; nel vicino Est, gli Ottomani stringevano d'assedio Costantinopoli. Nei regni di Aragona, Castiglia, Francia, Portogallo e Inghilterra, al contrario, avremmo trovato malattie, carestie e guerre interminabili. L'idea che l'Occidente sarebbe riuscito a dominare il resto del mondo sembrava un'ipotesi folle e assolutamente irrealizzabile’. Come ha fatto? Ferguson ritiene di avere una risposta e mette in fila nella sua ricostruzione ‘sei strumenti assenti nella civiltà orientale: scienza, democrazia, medicina, concorrenza, consumismo ed etica lavorativa’.
Quell’etica lavorativa, del lavoro utile, che nasce nei monasteri benedettini, come ha raccontato ancora Vera Zamagni in ‘Occidente’, l’altro volume che abbiamo citato nella prima parte di questa parola, e viene resa sacra dal protestantesimo come ha spiegato Max Weber nel celebre ‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo’. Sempre Zamagni riconduce tutto questo al concetto di persona, che nell’antichità greco-romana indicava la maschera teatrale e che gli stoici trasferirono nell’individualità degli esseri umani. Il valore di questa individualità si porta dietro l’idea di libertà unita a quella di uguaglianza, intesa non come appiattimento e livellamento ma come identità di sostanza, siamo tutti essere umani allo stesso modo e siamo guidati dalla razionalità. Per questo la rivoluzione francese, uno dei prodotti più riconoscibili della civiltà occidentale, aggiungerà ai primi due il terzo termine, fraternité, cioè fraternità, solidarietà, che riconosce la fragilità dell’individuo e la necessità, oggi diremmo, di ‘fare rete’. A naso, le cose che Vladimir Putin detesta di più e che, almeno in parte, sa di non avere o di non volere (su tutti la democrazia e la concorrenza) e che quindi vede, dal suo punto di vista correttamente, come una minaccia. E anche questo sembra indicare una differenza profonda tra una parte almeno dell’Occidente con una buona parte dell’Oriente. Un’indicazione ce la dà proprio il sottotitolo del libro di Ferguson: ‘Ascesa e crisi di una civiltà’. Ma per parlare di questo servirà, inevitabilmente, una terza puntata.
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