Trascorrono le settimane e sale il livello dello scontro fra la gauche riunita nel Nuovo Fronte Popolare - maggioranza relativa alle legislative anticipate - e il presidente Emmanuel Macron: la proposta unitaria della sinistra, che a sorpresa ha presentato per la carica di premier il nome di un'alta funzionaria del Comune di Parigi, ignota al grande pubblico, Lucie Castets, ha irrigidito l'Eliseo: "Non è una questione di nomi, serve costituire una maggioranza solida", è la posizione di Emmanuel Macron. Che però è apparso innervosito dalla proposta confezionata dal Fronte Popolare mentre stava per andare in onda in diretta tv e dopo settimane di vani negoziati. E l'ha respinta al mittente, senza pronunciare neppure una volta il nome della Castets, 37 anni, allieva della prestigiosa fucina dei dirigenti di stato, l'Ena, e di radicate convizioni di sinistra.
La reazione, in qualche caso addirittura furiosa, dei dirigenti del Fronte Popolare non si è fatta attendere: l'intenzione è quella di "mobilitarsi" sul nome della Castets, direttrice dell'ufficio Finanze e Acquisti del Comune di Parigi, aumentando la pressione su Macron. Il quale ha già annunciato che è il momento "di concentrarsi sui Giochi di Parigi 2024" e che sarà sua premura "nominare un ministro o una ministra dopo la fine delle Olimpiadi".
Totalmente priva di esperienza politica, la Castets è comparsa per la prima volta stamattina davanti ai microfoni, mostrando una certa predisposizione per la comunicazione.
"Macron - ha detto - si assuma le sue responsabilità e mi nomini prima ministra. Il momento è grave e non si può rinviare una decisione del genere". E' sembrata sicura dell'appoggio di tutta la sua coalizione, sapendo di aver garantito il partito più esigente, La France Insoumise, definendo già a priori come "impossibile" la creazione di una "coalizione con il campo macroniano". "I disaccordi - ha detto - sono profondi: non ci sono intese possibili fra chi vuole che ognuno paghi la sua giusta parte di tasse e chi propone di alleggerire le imposte ai più favoriti".
Non sembra che sul nome della Castets ci sia molto futuro, anche se la gauche intende puntarci fino in fondo: se per la stessa Castets il no di Macron è una "negazione della democrazia" da parte del capo dello Stato, per Manuel Bompard, numero due di Jean-Luc Mélenchon, Emmanuel Macron "è una sorta di pazzo che si è barricato all'Eliseo, che si aggrappa al suo potere e rifiuta di accettare l'idea che i francesi hanno detto che la sua politica è finita".
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