La regina Camilla ha ufficialmente
promesso di non acquistare più capi in pelliccia portando avanti
così lo storico impegno ambientalista del sovrano Carlo III.
Ancor di più se si considera che l'annuncio è passato dall'invio
di una lettera all'associazione animalista Peta (People for the
Ethical
Treatment of Animals) contenente i calorosi auguri espressi a
nome della famiglia reale. Immediata la risposta entusiasta
della fondatrice e responsabile di Peta, Ingrid Newkirk, secondo
cui la "monarchia in questo modo riflette i valori britannici
riconoscendo che la pelliccia non ha posto nella nostra
società".
La rinuncia di Camilla arriva dopo la decisione già presa in
questo senso dalla defunta regina Elisabetta II nel 2019 e segna
un ulteriore impegno della Royal Family nell'ambito della difesa
delle specie animali, insieme ad altre iniziative avviate in
passato da Carlo, dell'erede al trono William e dal principe
ribelle Harry. La decisione della regina e soprattutto quanto
affermato dalla Peta ha sollevato però qualche malumore ai
vertici della International Fur Federation, che rappresenta i
produttori di pellicce. Per l'amministratore delegato Mark Oaten
"è diritto di ognuno decidere cosa indossare" e "molte persone
acquistano ancora pellicce perché preferiscono indossare
qualcosa che sia naturale e sostenibile, a differenza di quelle
finte a base di plastica". All'inizio dell'anno Stephen Fry,
popolare attore del Regno e buon 'amico' dei reali di casa
Windsor, aveva rilanciato la crociata animalista contro i
celebri, altissimi colbacchi di pelo d'orso nero della Royal
Guard britannica, simbolo da secoli dei riti della monarchia
d'oltre Manica e delizia di frotte di turisti e visitatori che
assistono alla liturgia del cambio della guardia a Buckingham
Palace. Ma il ministero della Difesa si era limitato ad
affermare che i copricapi in questione provengono da forme di
"caccia legale e autorizzata".
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