Madri, parenti e amici dei 68
minorenni che restano incarcerati in Venezuela hanno manifestato
davanti alla sede dell'Unicef ;;a Caracas, e in diverse altre
città estere, chiedendo la libertà dei giovani, accusati di
terrorismo dal governo di Nicolás Maduro. Gli attivisti si sono
recati presso le sedi locale dell'Unicef di Caracas, Buenos
Aires, Cúcuta, New York, Madrid, L'Aja, tra le altre città, per
la consegna simultanea di un documento a sostegno di questa
campagna e per rendere visibile l'arbitrarietà delle detenzioni
in Venezuela. Hanno anche posizionato sui marciapiedi oggetti
simbolici, come attrezzature sportive, strumenti musicali e
persino orsacchiotti, per rappresentare i giovanissimi
prigionieri.
Secondo le informazioni raccolte dall'ong Foro Penal, 68
minori di età compresa tra 14 e 17 anni rimangono detenuti
arbitrariamente in Venezuela, parte dei 936 prigionieri politici
detenuti o processati dopo le proteste seguite alle elezioni del
28 luglio.
"Mio figlio ha avuto un'udienza preliminare ed è stato
rinviato a giudizio. Lo accusano di terrorismo, incitamento
all'odio, resistenza all'autorità e furto qualificato", ha detto
una delle madri ai media locali e internazionali a Caracas,
davanti alla sede dell'Unicef.
Liliana Serrano, madre del giovane Juan Delgado, ha
denunciato in un messaggio registrato da diverse madri e diffuso
da organizzazioni di difesa dei diritti umani, che i loro figli
sono magrissimi ed hanno subito danni fisici, psicologici e
mentali.
"Hanno violato tutti i loro diritti. Non gli è concesso
nulla, nemmeno il cibo. Chiediamo giustizia, non sono
terroristi, sono innocenti. Vogliamo la libertà per i nostri
figli", ha detto a sua volta Mayte Landaeta, madre di Diego
Macuare.
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