L'Ong statunitense Freedom House
ha denunciato il crescente ricorso a misure repressive da parte
dei governi di Nicaragua, Venezuela e Cuba per "limitare la
libertà di movimento degli oppositori" includendo "il ritiro
della cittadinanza, il divieto di viaggi all'estero, il
sequestro dei documenti d'identità e il rifiuto dei servizi
consolari". Nel rapporto annuale sulla "repressione
transnazionale" in 50 Paesi del mondo, Freedom House evidenzia
che queste restrizioni sono "forme di coercizione meno visibili
rispetto agli omicidi o ai rapimenti".
Nel capitolo dedicato al Nicaragua, l'Ong evidenzia che il
governo di Daniel Ortega ha privato della loro nazionalità 222
oppositori poco dopo averli deportati negli Stati Uniti, mentre
altri 94 nicaraguensi in esilio, hanno perso la cittadinanza e
le proprietà. Ai parenti degli oppositori rimasti in patria
viene negato l'acquisto di biglietti aerei o autobus.
Quanto al Venezuela, l'organizzazione ha condannato gli alti
tassi di repressione e mostrato preoccupazione per gli arresti
"arbitrari" e la criminalizzazione della protesta "nel contesto
pre e post-elettorale" segnato da molteplici violazioni dei
diritti umani, tra cui "arresti per motivi politici, restrizioni
alla libertà di stampa e blocchi all'accesso di Internet".
A Cuba - riferisce l'Ong lo stato proibisce i media
indipendenti, sopprime il dissenso e limita le libertà civili.
La libertà di movimento è limitata e ai medici, diplomatici e
atleti cubani che "disertano" all'estero è proibito di visitare
Cuba per diversi anni. "Ai dissidenti e ai giornalisti viene
regolarmente impedito di viaggiare all'estero", conclude.
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