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Francia: Macron chiede il grande centro, ma è caos fra i suoi

Francia: Macron chiede il grande centro, ma è caos fra i suoi

Renaissance si spacca. Mélenchon e Bardella attaccano l'Eliseo

PARIGI, 10 luglio 2024, 20:31

di Tullio Giannotti

ANSACheck
Francia, i seggi in Parlamento: la grafica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Francia, i seggi in Parlamento: la grafica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tre giorni di silenzio, poi - mentre è ancora in aereo, in volo verso il vertice Nato di Washington - Emmanuel Macron prende la parola. Si rivolge direttamente ai francesi con una "lettera", schierandosi al loro fianco e sferzando "i nostri responsabili politici".

Il capo dello stato decide di sfidare le estreme che lo minacciano e avverte: "Serve un'unione ampia tra le forze repubblicane", soltanto quando sarà raggiunto quest'accordo potrà essere nominato il premier. La lettera è atterrata su un campo di battaglia politico che oggi si è ulteriormente infiammato per le divisioni che ormai non risparmiano neppure il cuore del potere, il partito macroniano di Renaissance. Fra chi vuole guardare soltanto a destra, ai Républicains, per una maggioranza "con più seggi del Fronte Popolare", come ha detto Edouard Philippe. E chi, più vicino al presidente, cerca accordi "dai socialdemocratici alla destra di governo".

Ci sono voluti pochi minuti prima che l'ira delle estreme si abbattesse sulle parole di Macron, che con la parola "repubblicani" e con l'elencazione dei principi da condividere, esclude di fatto da ogni accordo sia i melenchoniani de La France Insoumise, sia il Rassemblement National. "Rinnega il verdetto delle urne" e invece "deve inchinarsi davanti al Nuovo Fronte Popolare" ha reagito, furioso, Mélenchon, che si è sentito ancora più provocato dall'incipit della lettera del presidente: "Nessuno ha vinto". Sul versante opposto, è stato Jordan Bardella, ex candidato premier del partito di Marine Le Pen, ad andare su tutte le furie: "Il presidente sta organizzando la paralisi del Paese" secondo lui, che trova "irresponsabile" il messaggio di oggi. Ha rincarato poco dopo Marine Le Pen, puntando il dito contro "l'indegno circo" macroniano. Il presidente, nel suo messaggio, accarezza i francesi e bastona i politici, spingendoli in direzione di un buon senso quasi obbligato proprio mentre quasi tutti, anche nel suo schieramento Renaissance, si combattono l'un l'altro e tendono a chiudere ogni spiraglio di soluzione.

Agli "Insoumis" e ai lepenisti che lo criticano quotidianamente da lunedì perché ha prorogato temporaneamente l'incarico di Gabriel Attal come premier, dando anche l'impressione di tergiversare sull'incarico di formare il governo, ha spiegato: il "rassemblement" dovrà "garantire la più grande stabilità istituzionale possibile". Chi vi partecipa dovrà "porre il Paese al di sopra del proprio partito, la Nazione al di sopra della propria ambizione". Soltanto in un secondo tempo, e "alla luce di questi principi, deciderò la nomina del primo ministro. Questo presuppone di lasciare un po' di tempo alle forze politiche per costruire questi compromessi con serenità e rispetto di ognuno.

Fino a quel momento, il governo attuale continuerà ad esercitare le sue responsabilità, poi resterà in carica per gli affari correnti, così come vuole la tradizione repubblicana". Sul campo, si sono moltiplicate le prese di posizione, fra le quali si segnala il documento di una parte dei deputati Renaissance (il partito di Macron che è parte della coalizione Ensemble!) che si dicono favorevoli ad una "coalizione di progetto che vada dai socialdemocratici alla destra di governo". Peccato che nel partito stesso, altri deputati lancino appelli ad un'alleanza soltanto con la destra, sulle orme della posizione dell'ex premier Edouard Philippe (anche lui in Ensemble!). Anche il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, è fra i macroniani un altro che guarda di preferenza a destra, così come Xavier Bertrand. Continua, in questo panorama caotico, il totopremier, anche in assenza di qualsiasi ipotesi di coalizione. Il nome "nuovo", nel senso che se ne è parlato insistentemente nella giornata di oggi, è quello di un centrista di lungo corso come Jean-Louis Borloo, unanimemente apprezzato e proposto per il posto di premier da moderati di destra e di sinistra.

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