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Migranti: Lipa, il campo-simbolo dei disperati della rotta balcanica

Migranti

Migranti: Lipa, il campo-simbolo dei disperati della rotta balcanica

Distrutto da un incendio alla vigilia di Natale, mille profughi sono rimasti a lungo senza un riparo

BELGRADO, 31 gennaio 2021, 18:45

Redazione ANSA

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Un migrante nel campo profughi di Lipa, in Bosnia © ANSA/EPA

Un migrante nel campo profughi di Lipa, in Bosnia © ANSA/EPA
Un migrante nel campo profughi di Lipa, in Bosnia © ANSA/EPA

Il campo profughi di Lipa, nell'estremo nordovest della Bosnia-Erzegovina a ridosso della frontiera croata, è diventato nelle ultime settimane il simbolo dei nuovi disperati che sono tornati ad affollare la famigerata rotta balcanica, l'itinerario della speranza per milioni di migranti asiatici e mediorientali intenzionati a raggiungere fra mille rischi l'Europa occidentale per una vita migliore.

Distrutto da un incendio alla vigilia di Natale, con quasi mille profughi rimasti a lungo senza un riparo in preda a neve e gelo, a Lipa l'esercito bosniaco - tra le proteste e le pressioni dell'Unione europea - ha realizzato una tendopoli temporanea in attesa della completa ricostruzione del campo con standard e accorgimenti che lo rendano abitabile anche nelle condizioni del gelido inverno balcanico. Ora i disperati di Lipa hanno un riparo sulla testa, non sono costretti a dormire nei boschi su lastre di ghiaccio e possono in qualche modo riscaldarsi. Ma le loro condizioni restano estremamente precarie, con forniture idriche assolutamente limitate, servizi igienici del tutto inadeguati e insufficienti, e con gli ospiti, fra i quali tanti minori, privi di calzature e indumenti adeguati ad affrontare il gelo eppure costretti a un continuo contatto con un terreno coperto di neve o di fango.

Una situazione che è stata definita 'disumana' da Brando Benifei, capodelegazione degli europarlamentari italiani del Pd che, dopo essere rimasti bloccati per ore dalla polizia di frontiera croata, sono riusciti a entrare in Bosnia e a recarsi al campo di Lipa. Benifei ha denunciato la negazione dei diritti umani "a due passi dai nostri confini", con riferimento anche alle violenze e abusi inaccettabili della polizia croata, che ha blindato da tempo la frontiera respingendo in Bosnia chiunque tenti di sfuggire ai controlli provando il 'game', come i migranti definiscono il loro tentativo di entrare in Croazia.

 

 

Sono alcune migliaia i profughi che, senza una sistemazione, continuano a vagare al gelo in condizioni insostenibili, dormendo nei boschi o in rifugi di fortuna, molti già respinti e picchiati dai croati, sperando che prima o poi il 'game' riuscirà.

"L'Europa e la comunità internazionale non si possono girare dall'altra parte - è stato il monito lanciato da Benifei -, serve un cambiamento radicale di approccio e di politiche su questi temi e noi lavoreremo per questo. Siamo venuti fino a qui per dare la massima evidenza pubblica a quanto sta accadendo, affinché non si possa più fare finta di niente".

La visita sabato scorso degli eurodeputati italiani del Pd al confine tra Croazia e Bosnia per verificare le condizioni di vita dei migranti nei campi profughi a Bihac "non era altro che una ennesima provocazione contro la polizia croata" e un "tentativo di screditare la reputazione" del Paese. Lo afferma il ministro degli Interni croato, Davor Bozinovic, rispondendo ai cronisti sul perché i quattro eurodeputati fossero stati bloccati a circa 150 metri dal confine con la Bosnia. 

Secondo la polizia croata i quattro europarlamentari - Pietro Bartolo, Alessandro Moretti, Pier Francesco Majorino e Brando Benefei - non si sono presentati a un valico di confine regolare, ma avrebbero tentato di attraversare la frontiera in uno dei punti usati dai migranti per entrare in Europa attraverso la Croazia. Il comportamento dei quattro deputati italiani è da condannare anche perché era un evidente tentativo di screditare la reputazione della Croazia e di non rispettare le sue leggi", ha detto il ministro, ricordando che la polizia croata è incaricata di controllare il confine esterno dell'Ue, quello con la Bosnia, incarico che svolge nel pieno rispetto delle leggi nazionali e internazionali.

"A cosa servono i valichi di confine se ci sono persone che si permettono di entrare e uscire dagli Stati percorrendo boschi e fiumi", ha spiegato. Secondo Bozinovic nessuno di loro aveva un permesso "poiché non esiste la possibilità di rilasciare permessi per attraversare i confini in modo illegale".

La Croazia si rivolgerà all'Europarlamento e la polizia croata ha aperto anche un'inchiesta. Per il ministro croato sembra che l'intenzione fosse di "fare una performance al confine, dato che nelle stesse ore era stato notato anche uno spostamento di un gruppo di migranti verso il punto dove gli eurodeputati avrebbero voluto entrare in Bosnia".

"Siamo sorpresi dalle parole del ministro Bozinovic, ci aspettavamo delle scuse per averci impedito di fare il nostro lavoro, non delle false accuse. Possediamo foto, audio e video che provano che siamo stati fermati quando ancora lontani dal confine, per impedire la nostra ispezione. Abbiamo informato le autorità croate della nostra visita con adeguato anticipo e assicurando il rispetto delle regole vigenti", dicono i parlamentari europei Brando Benifei, Pietro Bartolo, Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino, bloccati al confine fra Croazia e Bosnia dove erano andati per verificare le condizioni di migranti.

   

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