La crisi economica causata
dall'epidemia Covid 19 spinge i minibond: da un'indagine su 22
società finanziarie del Politecnico di Milano emerge che sono 86
le emissioni nel primo semestre 2020 (+72% sul 2019). "La
necessità impellente di liquidità ha spinto numerose imprese,
che non hanno trovato risposte veloci da parte delle banche, a
esplorare nuovi percorsi di finanza alternativa" spiega
Giancarlo Giudici, responsabile dell'Osservatorio minibond.
Anche il controvalore è aumentato, benché non con la stessa
intensità: 270,55 milioni di euro contro 220,8, cioè il 22% in
più.
"Stanno avendo un buon successo anche le operazioni di
sistema, come i basket-bond e i pluri-bond, che raggruppano più
emittenti. La nuova opportunità di collocare i titoli emessi
dalle SpA sui portali di crowdfunding ha consentito poi
un'ulteriore accelerazione del mercato" aggiunge Giudici.
I minibond sono titoli di debito emessi da società italiane
non finanziarie (società di capitale o cooperative) di importo
inferiore a 50 milioni di euro, non quotati su listini aperti
agli investitori retail.
In totale, da novembre 2012 al 31 dicembre 2019 sono state
536 le imprese italiane che hanno collocato minibond, tra cui
314 PMI (il 58,6%). L'anno 2019 ha contribuito al totale con 183
emittenti, di cui il 69,4% SpA, il 28,4% Srl e il 2,2% società
cooperative, percentuali stabili rispetto al 2018. Il volume dei
ricavi invece è molto variabile: 54 emittenti (29,5%)
fatturavano meno di 10 milioni di euro prima del collocamento.
E' la manifattura che finora ne ha fatto maggiormente
ricorso (44,3% del campione) con una netta prevalenza delle
imprese in Lombardia con 41 emittenti (il 22,4% su scala
nazionale), Veneto e Trentino-Alto Adige, grazie ad alcune
operazioni di sistema come i Trentino Bond e i Pluri Bond
Turismo Veneto Spiagge, e anche delle regioni al Sud.
Quanto alle motivazioni del collocamento, al primo posto
ancora l'obiettivo di finanziare la crescita interna
dell'azienda (62,1%) e di ristrutturare le passività finanziarie
(12,7%), di seguito il bisogno di alimentare il ciclo di cassa
del capitale circolante (PMI) e le strategie di crescita esterna
tramite acquisizioni (grandi imprese).
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