
Siamo tutti consapevoli ormai dell'impatto che ha avuto la diffusione del virus sull’economia mondiale. Ma cosa ci ha insegnato la pandemia sugli investimenti sostenibili e responsabili? Secondo Ophélie Mortier, sustainable & responsible investment strategist di DPAM, ci sono quattro importanti insegnamenti:
1. Vale la pena perseguire uno sviluppo sostenibile, a prescindere dalle circostanze. La pandemia e le sue gravi conseguenze sull'economia globale hanno dimostrato, ancora una volta, che le aziende ritenute "sostenibili" sono state più resistenti dal punto di vista amministrativo e finanziario. Inoltre, hanno registrato le performance migliori sui mercati. Ad una superiore performance finanziaria, riflessa nei rendimenti delle aziende, si è associato anche un minor profilo di rischio. Che si tratti di aziende sostenibili attive sui mercati europei, americani o emergenti, le conclusioni rimangono le stesse: le aziende sostenibili restituiscono un alfa maggiore e comportano un minor rischio.
2. Dobbiamo difendere tutte e tre le dimensioni dell’ESG: gli esseri umani e l’ambiente sono sullo stesso piano. Secondo gli esperti ambientali, la trasmissione del virus Covid-19 dagli animali all'uomo è causata dal massiccio e rapido deterioramento della nostra biodiversità, a riprova dello stretto legame tra questioni ambientali e umane. Perciò, a livello finanziario, gli investitori saranno sempre più chiamati a sostenere e dimostrare la propria responsabilità sociale, in particolare per quanto riguarda i diritti umani. Dall'approccio di alcuni pionieri circa quindici anni fa, il movimento degli investimenti sostenibili e responsabili ha subito una fortissima accelerazione che la pandemia non ha fatto altro che accentuare. Anche le pratiche e le modalità d’investimento quindi si sono evolute divenendo più solide e strutturate. Gli investimenti SRI oggi sono mossi dalla volontà degli investitori di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Gli investimenti devono quindi essere caratterizzati da una prospettiva globale ed olistica e poter dimostrare il proprio impatto specifico.
3. Per una ripresa economica sostenibile, tutti gli stakeholder sono chiamati a fare squadra per il bene comune. Lo shock creato dal Covid-19 ha messo in evidenza l'importanza del fattore sociale ed in particolare del capitale umano in quanto pilastro chiave di qualsiasi azienda. È responsabilità del datore di lavoro mettere in atto misure preventive e protettive a tutela della propria forza lavoro. Una maggiore automazione potrebbe risolvere il problema della continuità operativa e sicuramente, questo processo già ben avviato, migliorerà nel corso degli anni. Tuttavia, le macchine non possono essere la risposta a tutto. La crisi di Covid-19 ha rafforzato il primato degli stakeholder rispetto a quello degli azionisti. La responsabilità più ampia di un'azienda nei confronti della società nel suo complesso è al centro del dibattito, così come la ricerca di un trattamento più equo dei diversi stakeholder.
4. Un rallentamento dell'evoluzione normativa può minare le ambizioni internazionali. Dobbiamo temere che i rinvii di importanti incontri come il COP 26 rallenteranno i recenti progressi in materia di investimenti responsabili? È importante differenziare i progressi normativi in materia di investimenti SRI da quelli nella regolamentazione in materia ambientale o sociale, rivolti direttamente alle imprese e ai governi. La crisi di Covid-19 dimostra infine perché, oggi più che mai, gli investimenti SRI necessitano di un linguaggio chiaro e comune per sostenerne la crescita. Diverse iniziative (ad esempio le raccomandazioni della SASB, del GRI o della TCFD) possono aiutare i professionisti della finanza responsabile. Tuttavia, la loro eterogeneità può anche creare molta confusione. A questo proposito la Tassonomia elaborata dalla Commissione Europea potrebbe potenzialmente risolvere questo problema.