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Vatican girl, il giallo irrisolto di Emanuela Orlandi

Vatican girl, il giallo irrisolto di Emanuela Orlandi

Docuserie Netflix. Calenda, lo Stato italiano intervenga

ROMA, 03 novembre 2022, 18:58

di Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

Vatican girl, il giallo irrisolto di Emanuela Orlandi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vatican girl, il giallo irrisolto di Emanuela Orlandi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Vatican girl, il giallo irrisolto di Emanuela Orlandi - RIPRODUZIONE RISERVATA

La tovaglia all'uncinetto, le foto in bianco e nero o in colori sbiaditi, le bambole sugli scaffali e sullo sfondo le canzoni di Claudio Baglioni che amava tanto: sembra ferma nel tempo la casa di Emanuela Orlandi da quel 22 giugno di 39 anni fa quando la ragazza scomparve, per sempre, a soli 15 anni. Un caso internazionale, dalle mille piste irrisolte, depistaggi, colpi di scena che oggi il fratello Pietro e il giornalista Andrea Purgatori attraversano con la loro voce nelle quattro puntate della docuserie disponibile su Netflix da pochi giorni e già nella top ten. E il leader di Azione, Carlo Calenda, dopo averla vista chiede che lo Stato italiano "pretenda" dal Vaticano la verità sul caso di Emanuela: "E' oramai chiaro che il Vaticano sa perfettamente cosa è accaduto a questa povera ragazza di 15 anni". "E' dovere dello Stato italiano pretendere la verità", aggiunge. "Chiederemo al ministro degli Esteri di attivarsi".

Intanto tornano nelle vie di Roma i manifesti con il suo volto e sotto le domande rimaste senza risposta e il volto di Emanuela torna nelle strade con quella foto che fu consegnata agli inquirenti e che la incornicia in un'adolescenza senza tempo. "La mattina dopo ho fatto denuncia e mi hanno detto, 'non mi preoccuperei non è nemmeno una così bella ragazza. Sicuramente è un allontanamento volontario non è stata rapita da qualcuno'", racconta oggi la madre. Non fu per niente invece la classica storia della scomparsa volontaria di una ragazza. E' molto di più, è un romanzo di Dan Brown, un mistero, un gioco di potere che ruota intorno al Vaticano, dove la famiglia Orlandi viveva al servizio di sette pontefici. 'Vatican Girl. La scomparsa di Emanuela Orlandi' è la docu-serie scritta e diretta da Mark Lewis (vincitore di un Emmy per la docu-serie Don't F**k With Cats: Hunting an Internet Killer). Alla produzione Chiara Messineo, mentre Tom Barry e Dimitri Doganis sono i produttori esecutivi per RAW. Quattro appuntamenti di un'ora circa per mettere insieme i pezzi di un mosaico impossibile attraverso la voce dei testimoni, i materiali d'epoca, e sullo sfondo una meravigliosa Roma da cartolina che come il Vaticano nasconde segreti da 2000 anni. E una famiglia che non vuole arrendersi e che fino all'ultimo mantiene vivo il filo della speranza, anche se Papa Francesco quando li ha incontrati gli ha detto: "Emanuela è in cielo".

"Mi chiamo Pietro Orlandi, nato e cresciuto in Vaticano insieme alle mie 4 sorelle, Emanuela era la penultima", dice il fratello aprendo la porta di quella modesta casa dove quel 22 giugno 1983 la madre stava preparando la pizza e faceva un gran caldo. Emanuela suonava il flauto, il pianoforte e studiava canto corale, e quel pomeriggio uscì per andare alla scuola di musica perché si doveva preparare per fare il saggio scolastico. Al fratello chiese di accompagnarla, ma lui non lo fece per pigrizia e gli rimane il rimorso. Ha sbattuto la porta e se ne è andata verso sant'Apollinare. "Era una cittadina vaticana che viveva all'interno del Vaticano - spiega Andrea Purgatori - che è come una monarchia e il Papa è il re. I laici che ci vivono appena un centinaio". L'ultima telefonata dopo le 17 in cui dice di aver incontrato un rappresentante dell'Avon, poi l'appuntamento mancato con la sorella alle 19. Alle 21 comincia la ricerca disperata, a mezzanotte chiude il cancello del Vaticano e inizia l'infinito incubo della ricerca con la foto in mano, la notte. Roma si copre di manifesti, gli stessi con il suo volto che ora tornano e le domande sono ancora senza risposta. Andrea Purgatori, allora giornalista del Corriere della sera, inizia la sua ricerca, ne scrive, si apre il delirio di chiamate al vecchio telefono fisso come fosse un secolo fa. Era il 3 luglio quando Giovanni Paolo II spese qualche parola misteriosa su Emanuela Orlandi. "Sono vicino alla famiglia Orlandi nell'afflizione per la figlia Emanuela di 15 anni che da mercoledì 22 giugno non ha fatto ritorno a casa. Condivido le ansie e le angosce della famiglia non perdendo la speranza nel senso di umanità di chi abbia responsabilità di questo caso". Stava intervenendo o solo esprimendo compassione per una sua concittadina? Era una cosa molto strana, anche perché la pista della polizia era completamente diversa ovvero che si era allontanata volontariamente e vendeva cosmetici a piazza Campo de' fiori. Quando chiamò un uomo con accento americano dicendo che l'aveva rapita, la famiglia fu felice. Fissò l'ultimatum per il 20 luglio e disse che l'avrebbero uccisa a meno che le autorità italiane non avessero rilasciato Alì Agca, l'uomo che aveva tentato di uccidere il Papa 2 anni prima. La notizia fece il giro del mondo in un attimo da quella piccola modesta casa. Ma era solo l'inizio di una serie di colpi di scena, che ancora oggi sono senza risposta e nei quali fu coinvolta anche l'ANSA: la prima traccia da parte dei rapitori fu un pacco fatto ritrovare all'allora direttore dell'agenzia e non fu l'unica traccia che passò per Via della Dataria.

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