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I Rossellini, ritratto di famiglia all'ombra del mito

I Rossellini, ritratto di famiglia all'ombra del mito

Da non perdere il docu in prima visione su Rai3 il 2 gennaio

ROMA, 01 gennaio 2022, 20:10

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

I Rossellini, ritratto di famiglia all 'ombra del mito - RIPRODUZIONE RISERVATA

I Rossellini, ritratto di famiglia all 'ombra del mito - RIPRODUZIONE RISERVATA
I Rossellini, ritratto di famiglia all 'ombra del mito - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il privato di una famiglia allargata, speciale e che ha fatto la storia del cinema in un ritratto imperdibile e imprevedibile che dopo il successo alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2020 e aver vinto il Nastro d'Argento come miglior documentario sul cinema, arriva in prima visione tv il 2 gennaio su Rai3 in seconda serata. E' THE ROSSELLINIS, il film documentario di Alessandro Rossellini prodotto da B&B Film, coprodotto da VFS Films con Rai Cinema in associazione con Istituto Luce Cinecittà. L'autore è il 'mezzosangue' di famiglia come egli stesso si definisce: figlio del secondogenito Renzo Rossellini (la mamma è Marcella de Marchis, la prima moglie del regista Roberto Rossellini) e dell'afroamericana Katharine Brown. Per raccontare questa famiglia speciale con capostipite il nonno Roberto, il regista di Roma città aperta e della rinascita del cinema italiano del dopoguerra, ha girato mezzo mondo andando ad intervistare tutti gli zii e parenti in giro per il mondo, "gli United Colors of Rossellini", sparsi tra la Svezia, l'Italia, gli Stati Uniti, l'India. "Dalla rossellinite non guarisci", forse per questo l'opera è, più che un documentario, pieno di immagini d'epoca (con Ingrid Bergman o Anna Magnani diventata con gli anni 'amica di famiglia' e mai più persa di vista, anzi accudita nel periodo della malattia per la quale morì), filmini rari, interviste recentissime, di fatto "è una gigantesca seduta psicanalitica durante la quale ho cercato di curare quella sindrome speciale - prosegue il regista, 58 anni - che anche se non lo ammettono, ci ha contagiati tutti. Significa crescere all'ombra di quello che è un mito del cinema ma che in famiglia non era facile affatto. Se hai quel cognome, e vale per me ma è valso per mio padre, per le mie zie Ingridina e Isabella, per mio zio Robin - così chiamano Robertino, il figlio di Ingrid e Roberto - difficile eguagliare un genio simile, potrai fare il regista quanto vuoi, ma non sarai capace di fare un capolavoro come Roma città aperta, così come Isabella, meravigliosa quanto vuoi, non ha mai raggiunto la bellezza della madre. Dalla nascita, come esemplari di razza rosselliniana, siamo stati chiamati al mondo, per la percezione delle persone, creativi e colti per natura, ma chi nei fatti poteva essere all'altezza?". Il film si apre con il funerale a Roma, il 6 giugno 1977, del grande regista e già dalle prime frasi fuori campo capisci che non è un ricordo troppo celebrativo: "Dietro il feretro - dice Alessandro Rossellini commentando le immagini a colori - ci sono io che ho 13 anni e sono stretto a mia nonna Marcella, poi c'è mio padre Renzo, bravissimo a fare il figlio, e zia Isabella arrivata nella notte dall'America a piangerlo dopo anni di litigi, in disparte fuori dai riflettori come sempre la sorella gemella Ingridina - "la gente era cattiva - dirà nel film - voleva sempre fare i confronti con la bellezza di mia sorella e di mia madre, non assomigliavo all'una né all'altra - poi lo zio adottivo Gil in prima fila per far capire che è un Rossellini, zio Roberto il bello, zia Raffaella che ora si chiama Nur ed è musulmana, nulla sara' come prima: mio nonno Roberto ha lasciato al mondo dei capolavori del cinema a noi nemmeno una lira e un enorme patrimonio di conflitti". Il film, spiega, "è stato il pretesto per dirci delle verità che non c'eravamo mai detti, con sincerità, con amore che oggi sentiamo di provare tra tutti". Alessandro li sente spesso, la famiglia non si riunisce più come quando c'era il nonno e a tutti trovava un lavoro sul set per farli stare assieme, ma per le riprese del documentario li è andati a trovare uno ad uno, da Robertino "troppo bello per essere intelligente", playboy ora ritirato nell'isoletta svedese dove la madre e il padre passavano le vacanze, all'ironica Isabella ormai nonna "siamo nati - dice con complicitè al fratellastro - perdenti sin dal primo vagito". Alessandro ha "evocato dolori, riparlato di persone che non si sono più, provato a ridimensionare, a curare quell'ansia da prestazione che avevamo dalla nascita. E' vero, siamo stati e siamo una famiglia speciale, magica, ma i nostri conflitti, i nostri legami complicati sono le problematiche familiari di tutti e spero che il pubblico guardi dietro al mito per provare con noi sincera empatia".

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