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Marlene Kuntz, 'a 30 anni da Catartica orgogliosi del percorso'

Marlene Kuntz, 'a 30 anni da Catartica orgogliosi del percorso'

"Oggi sarebbe impossibile ripetere i risultati di quel disco"

ROMA, 04 marzo 2024, 18:59

di Claudia Fascia

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Il disco cult dei Marlene Kuntz, Catartica, compie 30 anni. Era il 13 maggio del 1994 e la band piemontese pubblicava il suo album d'esordio, destinato a diventare una pietra miliare nella storia della musica italiana, nonché punto di riferimento per gli artisti che li avrebbero seguiti. Ora quell'opera è pronta a godere di nuova vita con la ristampa in arrivo l'8 marzo e un tour nei club al via il 12 marzo, con molte date già sold out, che sarà incentrato sulla produzione anni Novanta. "Ci siamo interrogati sull'opportunità di celebrare questo 30ennale - raccontano i Marlene Kuntz -, poteva suonare ridondante, ma la risposta che abbiamo avuto ci ha fatto capire che la gente lo desiderava. Non c'è stato un momento topico in cui abbiamo capito l'importanza di Catartica, quando è uscito per noi era la realizzazione di un sogno, dopo 5-6 anni di gavetta in cui le cose sembravano non accadere: eravamo quasi fuori tempo massimo. Era un traguardo raggiunto, poi ci abbiamo dato dentro per far sì che il sogno rimanesse realtà il più a lungo possibile. Momento dopo momento, anno dopo anno, Catartica ha avuto un ruolo fondamentale, ne siamo consapevoli e non ne abbiamo timore". Catartica, infatti, ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano. Le 14 canzoni che lo componevano erano la risposta alla fame irrefrenabile di un suono diverso di cui soffriva il pubblico italiano dei primi anni '90, complici i modelli americani e inglesi che ai tempi sfornavano band grunge e hardcore del calibro di Nirvana e Pearl Jam.

"Quando è esploso il grunge in Italia, noi eravamo lì. Un mondo, fatto di etichette indipendenti, fino ad allora sommerso è emerso. E il nostro contributo è stato quello di contribuire con canzoni in italiano. All'epoca c'era un certo timore: faccio rock e devo cantare in inglese. Con noi anche gli Afterhours e poi i Verdena". Sono passati 30 anni e Catartica rimane inesorabilmente attuale, nonostante il mondo musicale sia profondamente cambiato. "Oggi i risultati di quell'album sarebbero impossibili - ammette la band -. Grazie alla tecnologia, poterlo fare e registrare sarebbe alla portata di chiunque, ma quella rabbia, quella necessità di venir fuori che avevamo noi e che era spunta propulsiva per andare oltre oggi è sostituita da frustrazione e delusione, da un atteggiamento rassegnato e pessimista. Per noi aveva funzionato portare avanti le nostre idee, cercando di essere sinceri prima di tutto con noi stessi, isolati nella provincia di Cuneo".

Cristiano Godano e Riccardo Tesio non nascondono la preoccupazione nei confronti del panorama attuale della musica. "L'unica musica remunerata oggi è quella del mainstream, che va ad impattare su centinaia di milioni di streaming. La maggior parte dei giovani artisti, soprattutto nel rock, fa musica gratis, e spesso chi ci prova tenta di individuare l'unica musica che fa streaming. In prospettiva futura questo lascia immaginare un assottigliamento dell'originalità e della creatività, il discorso artistico si comprime e si va verso l'omologazione. Un discorso che vale anche per le serie tv e i film. Internet come come tutta l'intelligenza artificiale verrà monopolizzata da bramosia, avidità, business, inchiodando l'umanità". Manca anche una visione più globale dei progetti musicali: "si punta soprattutto ai singoloni, magari estivi, che però ad un certo punto esauriscono la loro forza propulsiva. Da un certo punto di vista l'album non ha più senso, ma noi finché avremo una giustificazione per farlo, lo faremo". E anche le band non hanno vita facile: "Negli anni Novanta c'erano tante band che ci provavamo, poi si è andati verso l'artista singolo, il performer unico. L'ultimo gruppo legato a quell'onda lì è stato quello dei Negramaro. Poi le band sono scemate". Fino all'avvento dei Maneskin. "Non lo so spiegare come fenomeno - aggiunge Godano -, ma li ho visti dal vivo e spaccano". Damiano & Co partirono alla conquista del mondo, con la vittoria a Sanremo e poi all'Eurovision Song Contest. "Il festival è un posto di cui hanno bisogno quasi tutti di questi tempi. Puoi snobbarlo solo se sei un big enorme, non è un caso che ad Amadeus sono arrivate 400 candidature. Anche noi ci abbiamo provato tre anni fa". A riguardarsi indietro, i Marlene provano una "affettuosa tenerezza, e l'orgoglio di essere riusciti a trasformare la passione nella nostra occupazione. Eravamo ingenui, ma anche bravi". Un ricordo di questi 30 anni? "Quando a Roma, a un concerto a Testaccio con 10mila persone, la mia pedaliera sparì dal palco...", ride Cristiano Godano.

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