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'Little Richard: I am everything', ritratto di un genio

'Little Richard: I am everything', ritratto di un genio

Il film esplora la figura dell''architetto del rock and roll'

NEW YORK, 08 aprile 2023, 19:06

di Gina Di Meo

ANSACheck

Little Richard - RIPRODUZIONE RISERVATA

Little Richard - RIPRODUZIONE RISERVATA
Little Richard - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Io sono il pioniere, io sono il fondatore, io sono il liberatore, io sono l'architetto del rock and roll". Sono le parole di Little Richard, al secolo Richard Wayne Penniman (1932-2020), una delle figure più influenti nella storia della musica americana e mondiale e non a caso definito 'The Architect of Rock and Roll'. Un genio indiscusso, che in vita ha avuto il giusto riconoscimento troppo tardi, e il film documentario 'Little Richard: I am everything', in uscita negli Stati Uniti il 21 aprile, diretto da Lisa Cortés (Precious, 2009) cerca di colmare dei vuoti mostrando quanto fosse spudoratamente 'tutto' (da cui il titolo 'I am everything'). Attraverso immagini di repertorio della vita e della carriera del cantautore, pianista e attore statunitense, nonché testimonianze di esperti, familiari e amici, il film guida lo spettatore nel complicato mondo interiore di Little Richard, mostra la storia della sua vita, simile ad un tracciato a tornanti, con tutte le sue contraddizioni. Nato in una Georgia degli anni '30 fortemente segnata dalla segregazione razziale, in una famiglia molto religiosa, Penniman visse la sua esistenza come una pallina da biliardino, rimbalzando tra Dio, sesso e rock 'n' roll. Era afro americano e queer e faceva fatica nel conciliare la sua fede religiosa con la sua identità. Secondo le testimonianze raccolte nel film, Richard creò una forma d'arte di autoespressione portata all'estremo e regalò al mondo (attraverso il rock and roll) ciò che tuttavia non fu mai in grado di dare a se stesso. "Il mondo cercò di rinchiuderlo in una scatola - dice una voce narrante - e invece era un essere umano onnicomprensivo che conteneva moltitudini". Nonostante una carriera musicale di oltre 60 anni, con successi come 'Tutti Frutti' (1955), brano rivisitato anche da Elvis Presley, in Italia da Adriano Celentano, Little Richard non vinse mai un Grammy, anche se nell'edizione del 1988 fu protagonista di uno dei momenti memorabili nella storia dei premi (documentato anche nel film). Rivolgendosi a David Johansen, ex leader dei New York Dolls, prima di presentare il vincitore per la categoria miglior artista emergente, Little Richard face notare che l'acconciatura pomposa di Johansen era quasi identica a quella che sfoggiava negli anni '50. "Portavo i capelli in quel modo - disse -. Si prendono tutto ciò che ho, si prendono tutto da me". Aprendo poi la busta dei premi: "E il miglior artista emergente è... Io!". "Non ho mai ricevuto niente - continuò -. Non mi hanno mai dato un Grammy e sono anni che canto. Io sono l'architetto del rock 'n' roll e non mi hanno mai dato niente". Solo nel 1986 Penninman fu inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, mentre nel 2006 il suo nome entrò nella Hall of Fame delle leggende dell'Apollo Theater.

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