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Gino Strada, la sua voce contro la guerra è qui con noi

Gino Strada, la sua voce contro la guerra è qui con noi

A Libri Come Omaggio con Barbarossa, Marcorè, Simonetta Gola e Damilano

ROMA, 12 marzo 2022, 16:21

di Mauretta Capuano

ANSACheck

GINO STRADA, LA SUA VOCE CONTRO LA GUERRA E ' QUI - RIPRODUZIONE RISERVATA

GINO STRADA, LA SUA VOCE CONTRO LA GUERRA E 	' QUI - RIPRODUZIONE RISERVATA
GINO STRADA, LA SUA VOCE CONTRO LA GUERRA E ' QUI - RIPRODUZIONE RISERVATA

Che cosa avrebbe detto Gino Strada della guerra in Ucraina? La sua voce sarebbe stata ascoltata? E' la domanda che in tanti si sono fatti in questi giorni e attorno alla quale si è sviluppato l'omaggio dedicato al Fondatore di Emergency a Libri Come, la festa del Libro e della Lettura all'Auditorium Parco della Musica di Roma, a sette mesi dalla sua morte avvenuta il 13 agosto scorso. "Siamo qui per testimoniare che la sua voce continua. Le parole di Gino in momenti di guerra non sono mai mancate e in modo diverso ci sono anche adesso" hanno detto Luca Barbarossa, Marco Damilano, Neri Marcorè e Simonetta Gola, sua seconda moglie e curatrice del libro 'Una persona alla volta' destinato ai giovanissimi, uscito postumo per Feltrinelli, che sostiene Emergency. Un libro in cui risuona profondamente la richiesta di abolizione della guerra e il diritto universale alla salute che sono stati i fondamenti della vita di Gino Strada.

"Sono un chirurgo" sono le prime parole del volume che ci ricorda, dice Damilano, come "a pagare siano sempre i civili. Chi fa la guerra trasforma le persone in numeri, chi cura le persone le cura e le ama una alla volta. Dietro c'è un sogno che viene infranto. I feriti portano quella rottura del patto di umanità tutta la vita". "Gino pensava non avesse più senso parlare di questa o quella guerra, ma di come combattere la guerra. Aveva voglia di dire delle cose, ma faceva un po' fatica. E' troppo banale, diceva, perché era troppo semplice. Nessuno mi ascolta. Questo libro lo ha fatto pensando ai giovani perché erano temi irrisolti" spiega Gola. "Gino era una persona molto concreta, divertentissima, politicamente scorretta a livelli imbarazzanti. Scherzava spesso, amava tantissimo vedere gli amici, cucinare. Ha avuto una vita intensa da qualsiasi punto di vista, ma la ragione della sua esistenza era curare i più deboli. Non occorre essere dei martiri per cambiare le cose. Fai delle scelte e cambi, come puoi. Se sei concentrato sulle persone alla fine puoi fare delle cose che possono portare a vivere meglio. Quando parlava di utopia Gino diceva: mettiti in cammino perché prima o poi ci arrivi e i passi che fai cambiano la vita a qualcuno. E bisogna continuare a farlo" ha spiegato Simonetta Gola.

'Una persona alla volta' non è un'autobiografia: "Gino era un uomo del fare. Tutti noi continuiamo ad essere aggrappati ad Emergency e continueremo ad esserlo, perché la sua vita era una testimonianza di come bisognerebbe essere. Ero ammirato dal suo spirito di non appartenenza: non prendere parte, non fare il tifo per nessuno, essere indipendente" ricorda Barbarossa. "In Afghanistan le persone che hanno 40 anni hanno conosciuto solo bombardamenti e orrore. Se il mondo occidentale avesse esportato, anziché le bombe, ospedali di Emergency e diritto alla salute, probabilmente il nostro mondo sarebbe visto da loro con altri occhi. Ma li abbiamo spesi per arricchire le industrie belliche". La forza di "Gino era quella di andare controcorrente, in direzione ostinata e contraria. Diceva 'perché non si può abolire la guerra? Abbiamo abolito la schiavitù" ricorda Marcorè. "Putin sembra che scopriamo adesso chi era, non abbiamo mai fatto nulla prima. La catastrofe avviene per una serie di scelte sbagliate. Mandare le armi è una scelta sbagliata se la vita non è negoziabile come diceva Gino. Ed è sempre più difficile tornare indietro" spiega Gola. E il futuro di Emergency senza Strada? " La situazione è complicata, perché lui era un riferimento per tutti. Vedeva più avanti di noi ma noi continuiamo" sottolinea ancora Gola. "Siamo condannati all'utopia. Hitler ha fatto le stesse cose che sta facendo Putin e nessuno sa se si fermerà o no. La gente è obbligata a sposare quella che qui viene definita utopia. Questo libro è un seme e serve per rimanere uniti, per le generazioni future" dice Barbarossa che alla fine dell'incontro, tra gli applausi, intona con Marcorè la canzone di Boris Vian 'Il disertore".

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