FUANI MARINO, 'VECCHIACCIA' (EINAUDI,
PP. 148, EURO 17)
Bere l'elisir di lunga vita e non invecchiare mai: accade nei
romanzi distopici oppure nei film, come nel celebre 'La morte ti
fa bella' di Robert Zemeckis, commedia irriverente; e
altrettanto corrosivo è 'Vecchiaccia', sferzante saggio-memoir
della scrittrice partenopea Fuani Marino (1980) che, in questo
libro, pagina dopo pagina, smonta il mito dell'infinita verde
età.
'Vecchiaccia' parla di drammi, fragilità, tabù. È ricco di
riferimenti: Buzzati, Camus, Franzen, DeLillo, Ceronetti,
Virginia Woolf e molti altri, ma anche Freddie Mercury e Kurt
Cobain; tra i libri citati c'è il saggio del filosofo sudcoreano
Byung-Chul Han 'La società senza dolore. Perché abbiamo bandito
la sofferenza dalle nostre vite' e 'Storia della morte in
Occidente' del medievista francese Philippe Ariès.
Marino si domanda perché da ogni parte ci sia una spinta a
vivere al massimo e per sempre: 'Abbiamo smesso di dare la morte
per scontata, finché grazie al progresso e alla scienza
quest'ultima è diventata inaccettabile a qualunque età, va
evitata sempre e comunque, a qualunque prezzo'.
Fuani Marino in 'Vecchiaccia' confessa che non crede sia
auspicabile scalare montagne a ottant'anni; fotografa con
lucidità la società odierna in cui molti padri continuano a
detenere 'il monopolio economico' mentre 'i figli di trenta,
quarant'anni si arrabattano fra lavoretti precari che non gli
garantiranno mai una pensione'.
Sconfiggere una volta per tutte l'autunno della vita? Uno
scenario stile 'Zero K' di Don DeLillo. 'Verrà anche a me la
paura di invecchiare, e di morire?', si domanda Marino che
continua: 'Ne dubito: mi fa forse più paura vivere. Devo
ammettere che la prospettiva di arrivare a cento anni - o
addirittura superarli - mi atterrisce'.
Tra le altre opere di Fuani Marino il memoir 'Svegliami a
mezzanotte' (2019) da cui è tratto l'omonimo documentario
diretto da Francesco Patierno e finalista ai David di Donatello.
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