(dell'inviata Mauretta Capuano)
Sta lavorando a un nuovo romanzo
che "parlerà della relazione tra una giovane e sua madre" Anne
Enright, la scrittrice irlandese Booker Prize nel 2007 con 'La
veglia', appena tornato in libreria per la Nave di Teseo, che
chiuderà il Festivaletteratura 2022, l'11 settembre a Mantova.
"Sto scrivendo, scrivo sempre e mi rattrista non farlo. Vorrei
finire il romanzo a cui sto lavorando prima di Natale. Tra i
personaggi ce ne sarà uno che scrive piuttosto bene poesie"
anticipa la Enright al suo arrivo a Mantova.
Ma che rapporto ha la scrittrice irlandese con la poesia?
"Non scrivo poesie, penso di non essere in grado, ma sono
cresciuta ascoltando i versi che mia madre ci leggeva, poesie
piuttosto sentimentali e insieme ai poeti irlandesi, spesso
sconosciuti, che parlavano della nostra campagna. Ho respirato
poesia fin da piccola e non so dire come mi abbia influenzata.
E' un po' come chiedere a un pesce che influenza abbia l'acqua
sulla sua vita" .
Tra i grandi protagonisti del focus che il festival dedica
all'Irlanda, con tra gli altri John Banville e Anne Griffin,
nell'anno in cui si celebrano i cent'anni dell'Ulysses di Joyce,
la Enright spiega
che l'Irlanda è un Paese culturalmente molto ricco. "Lo dico
sempre ai miei studenti. Tutte le volte che si muovono o vanno
in un pub hanno sempre la possibilità di incontrare uno
scrittore. L'Irlanda è così fertile culturalmente proprio perché
è una sorta di ecosistema. I giovani autori sanno sempre che
verranno supportati e che se sei uno scrittore in Irlanda prima
o poi verrai letto. I libri sono una questione centrale
all'interno delle famiglie".
La Enright racconta di essere "stata sempre presentata come
antagonista della narrativa irlandese. Ma non mi sono mai
sentita così, anche se quando ero giovane non volevo essere
abbinata a questa categoria. Anche vedendo gli autori che ci
sono a Mantova possiamo dire che gli irlandesi sono tutti molto
diversi e amano giocare con il linguaggio. Le storie di cui
parlano si svolgono in luoghi molto piccoli e tutti connessi. È
la connessione l'elemento centrale e non c'è contraddizione tra
diversità e specificità".
Passato e modernità, il rapporto con la memoria, l'intimità,
il dolore e la redenzione di una famiglia vengono raccontate ne
'La veglia' attraverso tre generazioni. La morte di Liam, il
fratello scapestrato di Veronica la porta a indagare sui segreti
familiari.
"La famiglia di Veronica si sposta e si perde, come accade a
Liam e questo è tipico degli anni 70 in Irlanda. Tutto quello
che scrivo nel libro è molto reale. Tutto è personale e tutti
abbiamo perso qualcuno. I libri partono da un trauma" racconta
la scrittrice.
"C'è una guerra culturale in atto tra i giovani e i
conservatori in Irlanda che nel corso della mia vita ho visto
cambiare tantissimo. Sono emerse tante questioni legate alla
situazione femminile negli ultimi 10 anni e sono state le
scrittrici ad aprire la strada. Non so come sarà il futuro: le
lettrici sono sempre state donne e il mondo della critica è
tendenzialmente maschile".
Veronica, che ha numerosi fratelli, odia il mondo in cui è
stata cresciuta. "Non c'era mai nessuno intorno a lei. Detesta
la madre, perennemente incinta e quindi assente. Qualcuno una
volta diceva che l'Irlanda è un grande orfanotrofio. Negli anni
50-60-70 c'erano tanti bambini indesiderati e c'era questo
scandalo di piccoli portati negli Usa dove poi venivano
adottati".
'La veglia' è un libro "triste" in effetti, in cui la
"memoria fugge e recuperarla è un meccanismo molto lento. Come
nella poesia cerco di avvicinare tra loro diversi elementi e mi
piace che il libro appaia come qualcosa di instabile. Non voglio
che sembri tutto sotto controllo" ci tiene a precisare la
scrittrice alla fine dell'incontro.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA