ANTONIO SCURATI, GUERRA. IL GRANDE
RACCONTO DELLE ARMI DA OMERO AI GIORNI NOSTRI (BOMPIANI, PP
358, EURO 20,00)
"Se fin dai tempi di Omero la guerra era sempre stata il
'paradiso dello spettatore', noi contemporanei delle dirette
televisive dai fronti di battaglia diventiamo telespettatori
totali della guerra e, per questa via, spettatori delle nostre
stesse vite". A mostrarci come la nostra cultura della guerra
sia intimamente legata al racconto che ne facciamo è Antonio
Scurati in 'Guerra. Il grande racconto delle armi da Omero ai
giorni nostri' appena arrivato in libreria per Bompiani.
Dalle battaglie epiche all'attuale invasione russa in
Ucraina, lo scrittore Premio Strega, autore del ciclo partito
con il bestseller 'M. Il figlio del secolo' diventato uno
spettacolo teatrale e una nuova serie drammatica Sky Original in
realizzazione, individua in questo saggio tre modi della
narrazione dei conflitti nella civiltà occidentale. Partendo
dall'ideale eroico consacrato dall'Iliade che ha dato origine a
una tradizione millenaria che pensa la battaglia come evento
rivelatore, in grado di generare significati e valori
collettivi, si attraversa la crisi di questo paradigma nella
modernità romanzesca e la sua dissoluzione nella convinzione
tutta novecentesca che la guerra sia irrazionale e priva di un
qualsiasi senso per arrivare alla tragica attualità del
conflitto raccontato dalla televisione. Quando le immagini della
guerra sono entrate per la prima volta nelle nostre case - era
il 17 gennaio 1991, data d'inizio della Prima guerra del Golfo -
ci siamo illusi - dice Scurati - che al massimo della
spettacolarizzazione potesse corrispondere il massimo della
visibilità, e invece ci siamo trovati attoniti di fronte a
un'apocalisse svuotata di qualsiasi rivelazione.
Un'altra data spartiacque è arrivata dieci anni dopo:
dall'11 settembre 2001 la guerra, prima demistificata, è stata
investita di nuovo di un significato salvifico, come forma di
violenza positiva che si contrappone alla nuova forma di
violenza illimitata che è il terrorismo. La guerra è tornata a
essere la formidabile macchina mitografica inventata dall'uomo,
e non potendo affrontare il terrorismo sul suo terreno, poiché
questo non ha territorialità alcuna, ha abbandonato il terreno
del reale per assicurarsi il controllo dei cieli
dell'immaginario. L'invasione russa dell'Ucraina del febbraio
2022 sembrerebbe a prima vista smentire lo sviluppo di questo
paradigma. Putin e la sua guerra, però, non sono l'Occidente: ne
sono il nemico.
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