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Patagonia, quando l'amore diventa una gabbia

Patagonia, quando l'amore diventa una gabbia

A Locarno in gara dramma on the road, opera prima di Bozzelli

ROMA, 07 agosto 2023, 19:23

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Raccontare "le piccole molestie morali nei rapporti, non solo tra fidanzati, ma in famiglia, in tutte le relazioni". E' l'obiettivo dello sguardo di Simone Bozzelli, che dopo aver firmato tanti corti e video opere come Maneskin: I Wanna Be Your Slave, arriva alla sua opera prima, Patagonia, dramma on the road interpretato da una coppia di intensi protagonisti, Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi, al debutto nel concorso internazionale del Locarno Film Festival. Prodotto dalla Wildside (società del gruppo Fremantle) e Vision Distribution con Rai Cinema e in collaborazione con Sky, sarà in sala dal 14 settembre. Per Bozzelli, classe 1994, "nasce tutto da geografie fisiche ed emotive, persone e profili che conosco. Qui poi c'è anche il contesto rave che ho frequentato.
Un tema sul quale poca narrazione e che mi interessava esplorare". E' un racconto on the road nel cuore dell'Abruzzo (con i paesaggi spesso protagonisti), che parte dall'incontro tra il quasi 20enne Yuri (Fuorto) insicuro e solitario cresciuto in paese dalle zie, e il carismatico Agostino (l'esordiente Antonio Mario Russi, conosciuto dal regista proprio nel mondo dei rave), che si guadagna da vivere come animatore nelle feste per bambini, girando su un vecchio camper. Yuri, che crede all'idea di libertà prospettatogli da Agostino accetta la sua proposta di partire con lui per fargli da assistente. Il loro rapporto, fatto di attrazione reciproca, diventa codipendenza, tra sogni (come quello di andare insieme in Patagonia) tentazioni, tenerezze e umiliazioni, che arrivano al culmine quando Agostino, si ferma tra gli amici di un rave che sembra non avere fine. Nel cast anche Elettra Dallimore Mallaby e Alexander Benigni. "La mia intenzione è stare nel piccolo, stare al microscopio, a una piccola goccia di rugiada; se poi riflette qualcosa di più grande ne sono molto contento - spiega il cineasta, che al Centro Sperimentale è stato allievo di Gianni Amelio -. Mi ritrovo nelle parole del filosofo Giorgio Agamben, su cosa sia contemporaneo: neutralizzare le luci e guardare nell'ombra". Qui, anche nei paesaggi "mi interessava molto il concetto di desertificazione, aridità, in contrapposizione, con la sete, l'amore, che aveva Yuri". Fuorto, già interprete fra gli altri della terza stagione di Suburra, e L'arminuta e si è subito innamorato della storia, "della sensibilità di Simone e della sua capacità di parlare con gli attori in maniera diretta". Per Fuorto, Yuri "è stato una grande scoperta. da come cammina, a come parla, a come guarda il mondo. E' in ricerca continua di amore e apprezzamenti, sentirsi voluto e riconosciuto. Lui si innamora di questo ragazzo e della sua libertà. La Patagonia per Yuri non è il luogo geografico ma Agostino, per quanto è forte la loro dipendenza reciproca, tanto da non riuscire a farne a meno". Per Russi, il mondo del cinema è stato una scoperta, "si è creato sul set un rapporto spettacolare con Simone, Andrea e tutta la troupe". Il film riflette il mondo dei rave "nei suoi lati positivi e negativi - spiega -. A fare da perno in quella realtà è la libertà e l'accettazione di questi aspetti. Ognuno ovviamente poi in quelle dinamiche fa le proprie scelte". L'indole della ricerca di libertà di Agostino "mi appartiene e- aggiunge Russi - come il suo spirito bambinesco". Mario Gianani torna da produttore (qui con Lorenzo Gangarossa) a Locarno quasi vent'anni dopo il Pardo d'oro con un'altra opera prima, Private di Saverio Costanzo: "Per un produttore non c'è cosa che dia più grande soddisfazione di far debuttare un autore che poi verrà fuori con le sue caratteristiche; sento forte questo senso di scoperta. Anche ai David il premio che amo particolarmente vincere è quello per le opere prime"

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