Trovare se stessa e un mondo più
grande di quello al quale sembra destinata. E' il motore
(universale) che dà il via al viaggio di Pamela (Alina Serban),
giovane ragazza madre rom, protagonista di Sola al mio
matrimonio, opera prima di fiction della documentarista Marta
Bergman, che dopo il debutto nel 2018 ad Acid Cannes, la sezione
autonoma e parallela del Festival, dedicata al cinema
indipendente, e la conquista di vari premi in altre rassegne
(dall'International Women's Film Festival of Salé in Marocco al
Rome Independent Film Festival) arriva in sala dal 5 marzo con
Cineclub Distribuzione Internazionale.
La romena Marta Bergman, già realizzatrice di vari
documentari sulla comunità rom, si è ispirata "a tante donne,
come Pamela, che ho incontrato - spiega a Roma, la cineasta,
già al lavoro sul suo secondo film di fiction -. Volevo che il
personaggio fosse veritiero e al tempo stesso con un lato
romanzesco. Pamela alla fine fa una scelta che nella vita reale,
forse sarebbe stata diversa". Piena di vita, ribelle, mamma di
una bambina piccola, senza lavoro e senza istruzione,
schiacciata da una vita difficile con la nonna (Viorica Tudor),
in un villaggio rom alle porte di Bucarest, Pamela, decide di
cercare una vita diversa rivolgendosi a un'agenzia matrimoniale
per sposare un uomo straniero (" i nostri non ti rispettano"
spiega). Una strada per poter aiutare economicamente dall'estero
la sua famiglia che pare realizzarsi, quando online, incontra
Bruno (Tom Vermeir) belga timido e introverso, che fatica ad
esprimere le proprie emozioni. Pamela, pur sapendo solo qualche
parola di francese, una notte lascia la figlia, la nonna e la
Romania per il Belgio, per iniziare un complesso percorso di
conoscenza con Bruno, fra mancanze, sogni, dolori, errori e
nuove scelte.
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