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'Un posto sicuro' dove morire di Eternit

'Un posto sicuro' dove morire di Eternit

In sala film che racconta dramma amianto e Casale Monferrato

ROMA, 29 novembre 2015, 14:07

Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Ogni anno in Italia muoiono 4000 persone per malattie causate dall'amianto, e ci sono ancora circa 32 milioni di tonnellate di Eternit da bonificare sul territorio nazionale. Dati diffusi quest'anno dall'Inail su una tragedia che ora viene raccontata anche dal cinema, attraverso il rapporto fra un padre e un figlio, in Un posto sicuro, l'intensa opera prima di Francesco Ghiaccio, con Marco d'Amore (anche cosceneggiatore) e Giorgio Colangeli, in uscita il 3 dicembre con Parthenos in 60 copie. Al centro della storia (che arriva anche in libreria, con Sperling e Kupfer, ndr) c'è Casale Monferrato (che ha pienamente collaborato al film, anche attraverso l'Afeva, l'associazione dei familiari delle vittime, ndr) uno dei luoghi più colpiti, con oltre 2000 morti, vista la presenza dal 1907 al 1986, di uno degli stabilimenti di prodotti in cemento-amianto più grandi d'Europa, quello dell'Eternit. Ghiaccio, drammaturgo cresciuto a pochi chilometri da Casale, ha approfondito il tema dopo il picco mediatico sul caso, portato dal processo all'ultimo proprietario della fabbrica (le condanne in primo e secondo grado, sono state annullate nel 2014 dalla Cassazione per prescrizione del reato, ndr): ''Con Marco, con cui lavoro in teatro da 15 anni, abbiamo cominciato la ricerca a tappeto in città parlando con oltre 100 persone. Il dolore è forte ma sono cittadini con la schiena dritta, non si sono mai rinchiusi a casa a piangere, si sono riuniti, hanno combattuto''. Anche ''se dalla Cassazione non hanno avuto giustizia - sottolinea - Casale, con il suo coraggio, può fare da portabandiera a realtà simili, come Gela, Taranto e Porto Marghera''.
Nel film, spiega l'attore, ''c'è un racconto di finzione ma basato su fatti veri, la realtà ha convissuto con noi quotidianamente''. E' nata così la storia, ambientata nella città piemontese, di Luca (D'amore), attore 30enne con problemi di alcool, che si riavvicina al padre Eduardo (Colangeli), quando scopre che l'uomo, ex operaio all'Eternit, ha un tumore all'ultimo stadio. La nuova vicinanza, porta i due uomini ad affrontare le incomprensioni passate, e a far venire a Luca l'idea di raccontare il dramma del padre e di migliaia di altre famiglie, anche sul palcoscenico. Nel cast anche Matilde Gioli, nei panni di Raffaella, che trova con Luca una profonda intesa.
Ad arricchire il film ci sono le testimonianze di molti familiari delle vittime e il materiale di repertorio ''che mostra la violenza della fabbrica. Nei sorrisi degli operai c'è la loro inconsapevolezza del rischio che correvano'' dice Ghiaccio. ''Il mio personaggio - aggiunge Colangeli - riflette un'epoca precisa della nostra storia, nella quale la fabbrica, era il luogo dove si socializzava, che permetteva di mandare figli a scuola, comprarsi macchina e tv''. Trovare comunque i fondi per il film all'inizio non è stato facile: ''come tanti ancora mi dicono che la serie Gomorra ha avuto la colpa di far identificare Napoli con la camorra, così molti produttori ci hanno risposto, quando abbiamo proposto il progetto, che non era il caso di parlare della tragedia dell'amianto, perché questo non è un paese che vuol sentir parlare delle sue miserie - spiega Marco D'amore -. Noi però volevamo raccontare un pezzo di vita, il modo in cui una dimensione pubblica può avere conseguenze devastanti anche nel privato, un'esperienza umana che ha toccato in tanti da vicino''. Da lunedì il film sarà in anteprima a Casale Monferrato, ''per ringraziare i cittadini (molti dei quali hanno partecipato a varie scene) del loro appoggio. Volevano che questa storia fosse raccontata'', conclude il regista.

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