Non è stato soltanto il racconto poetico aereo e sognante, fatto di slanci visionari, a rendere inconfondibile Jean Michel Folon. L' artista belga, amato in tutto il mondo, ha dedicato gran parte della sua attività anche ai temi legati alla difesa dei diritti e dell' ambiente, alle ingiustizie e ai soprusi, contro tutte le guerre. A questo aspetto particolare, e oggi molto attuale, del percorso del pittore, illustratore e scultore, morto a Montecarlo nel 2005 a 71 anni, i Musei Vaticani e la Fondazione fondata dal maestro dedicano la mostra 'Folon. L' etica della poesia. Tra impegno civile, denuncia e speranza'. I curatori - Stéphanie Angelroth, direttore della Fondazione; Micol Forti, curatrice della Collezione d 'Arte Contemporanea dei Musei; e la storica dell' arte Marilena Pasquali - hanno selezionato ottanta disegni e acquerelli, molti dei quali inediti, che dalle opere giovanili di protesta arrivano ai grandi fogli degli anni Ottanta e Novanta, e alle sculture enigmatiche della sua ultima stagione dell'inizio degli anni Duemila. A rendere l' appuntamento una occasione da non perdere è anche il luogo che accoglie i visitatori: le Salette della Torre Borgia, collocate nel percorso della Collezione d'Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani e visibili al pubblico per la prima volta assieme alla "Sala della Cicogna", con decorazioni medioevali di grande pregio, situata nella Torre di Innocenzo III.
Del passaggio di Folon nella sede espositiva vaticana resterà una traccia permanente perché due opere dell' artista, al termine della mostra, al termine entreranno a far parte delle collezioni dei Musei: ''A propos de la Création'', magnifica serie di otto grafiche dedicate al Libro della Genesi (1989-90), e ''Angelo custode'' (2005), scultura in bronzo tra le sue ultime creazioni. "La serie della Creazione conferma Folon un artista dotato di una speciale sensibilità nei confronti del sacro e nel contempo di un sincero interesse per la rielaborazione di temi universali, ispirati alle Sacre Scritture, filtrato attraverso uno sguardo sempre intriso di poesia", ha sottolineato in proposito il direttore Barbara Jatta.
Jean Michel Folon è conosciuto soprattutto per l' uomo in cappello e cappotto blu, protagonista dei suoi acquarelli, una sorta di equilibrista solitario in bilico su paesaggi onirici, in osservazione o pronto a spiccare il volo. Il grande pubblico italiano lo ha scoperto anche grazie alle campagne pubblicitarie degli anni Novanta per alcune grandi aziende. Il suo impegno in difesa dei diritti civili lo ha portato appunto a firmare diverse campagne lanciate da Amnesty International. ''Al di là della denuncia - osservano i curatori - l'artista considera la possibilità di superare l'ingiustizia e la sofferenza, una lotta essenziale all'interno della sua opera e non cede alla tentazione della rinuncia, del disimpegno: crede ostinatamente nell'Uomo''. Secondo Folon, dunque, non c'è ombra senza luce o, quanto meno, senza una speranza di luce. "Facendo luce, tendendo la sua mano per condurci in un paesaggio sconosciuto, onirico, Folon ci ha, umilmente ma caparbiamente, offerto questa speranza", scrive Stéphanie Angelroth, Direttore della Fondazione Folon.
La mostra è suddivisa in sezioni con cromie diverse connesse alle tematiche: color petrolio come lo smog per L'uomo e la metropoli; verde acceso per L'uomo e la natura, rosso scarlatto come il sangue per L'uomo e la guerra; celeste come gli orizzonti dell'utopia per La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo; grigio perla per Le stanze della speranza.
Una posizione centrale è dedicata nell'esposizione ai 19 acquerelli che illustrano la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, realizzati nel 1988: opere originali tra le più note del maestro, qui presentate nella loro totalità e accompagnate dai testi, nelle varie lingue, degli articoli della Carta. Il 6 maggio una intera giornata di studi su Folon e su questa sua mostra è in programma a Roma nella sede dell' Academia Belgica, in via Omero 8.
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