Nel 2020, nonostante le limitazioni
dovute alla pandemia, il 92% dei musei italiani è rimasto aperto
al pubblico, seppure parzialmente. I visitatori però sono stati
pochi, con un calo del 72% rispetto al 2019, in tutto 36 milioni
e 65 mila contro i circa 130 milioni dell'anno precedente.
Mentre l'8% delle strutture non ha riaperto dopo il look down.
E' la fotografia fatta dalla Istat, che nel suo tradizionale
report sottolinea anche che 7 musei su 10 (73%) hanno promosso
modalità di visita online, incrementando le iniziative e i
servizi digitali già disponibili nel periodo pre-pandemia.
In tutto i musei rimasti aperti, almeno parzialmente, nel
2020 sono stati 4.265 tra pubblici e privati (3.337 musei, 295
aree archeologiche e 633 monumenti o complessi monumentali). La
maggioranza di queste strutture (79,1%) non supera i 5mila
visitatori; il 16,7% ne conta tra 5mila e 50mila e solo il 2,5%
più di 50mila (6% nel 2019). In totale negli istituti non
statali c'è stato un calo del 69% rispetto al 2019. Nei luoghi
della cultura statale lo stop ha pesato ancora di più con una
diminuzione di visitatori del 76%.
Sempre nel 2020, sottolinea l'Istat, il settore ha impiegato
48mila operatori tra dipendenti, consulenti, addetti esterni e
volontari; in media 11 persone per ogni struttura. Il 68,4%
degli istituti ha non più di 10 addetti, il 26,8% da 11 a 20.
Gli addetti delle imprese e degli enti esterni (servizi di
bigliettazione, di pulizia o di sorveglianza) sono quasi 9mila,
in media 2 per istituto.
Notevole, viene sottolineato, il contributo di volontari,
tirocinanti e stagisti: più di 14mila, in media 4 per museo,
mentre il 12% dei musei ha un organico composto interamente da
volontari. Più della metà dei musei appartiene ai Comuni
(52,2%). Nei periodi di chiusura, il 50,7% dei musei ha fatto
ricorso al lavoro agile, il 26,6% ha usato ferie e congedi per
la sospensione del lavoro. Il 22,6% ha usato invece la cassa
integrazione ordinaria o in deroga e il 21,2% ha scelto la
turnazione, pianificando gli orari di lavoro per garantire il
distanziamento. Basso il ricorso alla collocazione del
personale, sia interno che esterno, in altri uffici o servizi
(rispettivamente 7,9% e 3%).
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