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I Beach Boys portano la California a Roma

I Beach Boys portano la California a Roma

Live a Roma per i 50 anni dell'album "Wild Honey"

ROMA, 05 luglio 2017, 18:40

Paola Mentuccia

ANSACheck

The Beach Boys - RIPRODUZIONE RISERVATA

The Beach Boys - RIPRODUZIONE RISERVATA
The Beach Boys - RIPRODUZIONE RISERVATA

 I Beach Boys nascono nel 1961, quando Brian Wilson raduna i suoi due fratelli minori Dennis e Carl, il cugino Mike Love e il compagno di liceo Al Jardine in un progetto di musica pop che in poco tempo diventa l'indiscusso simbolo di una generazione e del mito della California. La storia travagliata che ha caratterizzato la lunghissima carriera dei musicisti di Hawthorne - che dopo i primi grandi successi più commerciali hanno prodotto dei veri capolavori di armonia vocale e di sperimentazione artistica - non li ha mai fermati.
    Nonostante i problemi di salute di Brian Wilson, la morte dei fratelli negli anni Ottanta, le battaglie legali ingaggiate dai musicisti superstiti per l'uso del nome della band, oggi, a cinquantasei anni dal loro esordio, continuano a esibirsi sui palchi di tutto il mondo, divertendo e commuovendo gli appassionati. All'Auditorium Parco della Musica di Roma, per la data italiana del tour 2017 con cui celebrano il 50/o anniversario dell'album "Wild Honey" (è annunciata per il 30 giugno l'uscita di un cofanetto celebrativo contenente anche inediti), i fan indossano collane di fiori e danzano come a cavalcare le onde californiane. Gli attuali componenti della band, capitanata dagli unici due membri originali Mike Love e Bruce Johnston (entrato a far parte del gruppo nel '65), fanno ingresso sul palco della Sala Santa Cecilia indossando le loro consuete camicie colorate e danno inizio al concerto delle rassegna Luglio Suona Bene sulle note di Surfin' Safari. Poco prima, un filmato sullo schermo retrostante ricordava al pubblico chi erano i Beach Boys negli anni in cui i ragazzi californiani, guidati dal genio di Wilson, contendevano il delirio delle fan con i quattro di Liverpool e scrivevano un pezzo di storia della musica.
    Ben quaranta pezzi, compresi tre bis, hanno ripercorso la loro carriera fatta di decine di milioni di album venduti: "Don't worry baby", "I Get Around", "Sloop John B", "Wouldn't be nice", "God only knows" (commuove l'omaggio sullo schermo a Brian Wilson, che da un anno è in tour per i 50 anni dell'album "Pet Sounds"), "Barbara Ann", ma anche alcune cover, come "Why Fools Fall in Love" (Frankie Lyman), "California Dreaming" (Mamas e Papas), "Their Hearts Were Full of Spring" (The Four Freshmen), cantata a cappella. Johnston, che proprio oggi compie 75 anni, viene festeggiato sul palco dai suoi compagni con tanto di candelina e canzone di buon compleanno, ma la musica sembra essere un elisir di eterna giovinezza per i Beach Boys: cantano un brano dopo l'altro, si muovono a ritmo, scherzano con il pubblico, che già a metà concerto si raduna sotto il palco, e lo coinvolgono chiedendo di battere le mani o di attivare la torcia dello smartphone per creare l'effetto scenico che un tempo si otteneva con gli accendini. L'assenza dei componenti storici della band a tratti fa sembrare il concerto quasi più un tributo che un vero live, ma Love e Johnston hanno messo insieme una band che, complice l'incredibile esperienza che conservano nella mente e nel cuore, fa arrivare al pubblico quelle "Good Vibrations" di un pezzo della storia della California e del mondo intero.
   

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