"Libertà, libertà, giustizia in Iran"
e "Abbasso il regime dei Mullah" è quello che gridano una decina
di iraniani di fronte all'ambasciata di via Nomentana a Roma. Il
presidio nasce "per partecipare alla gioia immensa del popolo
iraniano per la morte del famigerato boia delle carceri
iraniane, Raisi, pilastro fondamentale dell'oppressione e della
violenza", spiegano.
Sventolano bandiere nazionali, distribuiscono dolci e ballano
sulle note di una musica tradizionale. Intorno al banchetto
allestito vicino all'ambasciata dell'Iran ci sono le foto di
diversi ragazzi uccisi. "Iran: i diritti umani impiccati",
recitano poi due cartelloni con diverse centinaia di volti di
persone uccise nel 1988 quando "Raisi, che era uno dei membri
commissione della morte, ha mandato al macello 38mila
prigionieri politici iraniani che avevano finito la pena",
spiega il presidente dell'Associazione Rifugiati Politici
iraniani residenti in Italia, Davood Karimi.
"Raisi ha dimostrato la sua grande fiducia a Khamenei
portando a termine indicazioni del regime senza discussione -
aggiunge - La morte di una persona tale è una grande vittoria
perché accende la speranza nel cuore del popolo iraniano:
dittature e macellai non sono immortali". Karimi conclude
sottolineando che "il bastone del moribondo è caduto, adesso
bisogna dare una spinta al moribondo grazie alla rivolta e
all'incoraggiamento del popolo iraniano". Secondo lui "questo
avverrà presto". Più volte i partecipanti al presidio hanno
chiesto "democrazia in Iran".
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