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'Uccise mio figlio e la perdono, libera dall'ira'

'Uccise mio figlio e la perdono, libera dall'ira'

Ginetta: "Ho scelto la vita e vado alla ricerca di altre mamme"

ROMA, 21 maggio 2024, 19:00

di Agnese Malatesta

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Virginia Campanile in una foto fornita dalla stessa - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Perdonare la persona che ha causato il dolore più violento che un madre possa trovarsi ad affrontare, la morte di un figlio. "Si ho perdonato chi ha investito una notte di giugno del 1998 mio figlio Daniele, 22 anni, che era in motorino. Alla guida dell'auto c'era una ragazza, anche lei di 22 anni, ubriaca. Il perdono era l'unica strada per sollevarmi dalla follia del dolore che era arrivata come un sopruso totalizzante; di fronte ad una sofferenza così incontenibile, non volevo morire anch'io. Ho capito quasi subito che dovevo perdonare quella ragazza. Benché io sia una religiosa praticante ed attiva in parrocchia, ho potuto verificare che la fede non basta". A parlare è Virginia Campanile (Ginetta per tutti), 74 anni, di Otranto - per 40 anni disegnatrice di gioielli in un negozio di famiglia - che, nel tempo, da quella tragica notte si è data una missione: cercare ed incontrare altre mamme che come lei hanno perso un figlio, condividere quel dolore terribile.

    Si definisce "una guaritrice ferita"; lei e la sua associazione sono presenti in più regioni italiane, gestiscono gruppi di aiuto muto aiuto, a cui partecipano anche i padri. "Mi sento mamma di questi ragazzi, conosco i loro nomi e i loro volti. Sono attratta da questi ragazzi", dice all'ANSA. Quella notte di quasi 26 anni fa, Ginetta ha perso non solo il figlio: dopo mezz'ora dalla notizia dell'incidente è morta anche la sua mamma. "Mi sono sentita subito poco madre e poco figlia. In quei momenti - racconta - manca la concentrazione. Arriva quello che ho chiamato la follia del dolore, pensavo sarebbe stata la mia fine. Ma non ho mai perso lucidità. Nel dolore sono stata fortunata, è stato un dono; non ho avuto rabbia, non mi sono arrabbiata con Dio. All'inizio mi sono data una maschera, sono tornata in negozio, ho un altro figlio, Luigi, l'ho fatto anche per lui che ora mi ringrazia. Ho scelto di non isolarmi, guai a farlo. Rifiutavo la commiserazione delle persone, io non ero più Ginetta ma la signora che ha perso il figlio. Non lo accettavo. Mi ha aiutato poi che la causa è finita in due anni. Ho cominciato a darmi buoni propositi, è stata una lunga battaglia interiore".

    L'azione ha aiutato Ginetta. Come prima cosa ha pensato "ad un investimento d'amore, qualcosa che potesse far brillare il dolore": da una pietra dura, il diamante, ha costruito un gioiello con tante sfaccettature dedicato a Daniele: vedere quell'oggetto luminoso è stato il segno tangibile di un inizio di trasformazione. "E ho cominciato a pensare a Simona, così si chiama la ragazza e così mi piace chiamarla. Mi sono detta, dopo circa un anno, ma dove vado se non libero me stessa? Dovevo perdonarla. Le ho scritto una lettera. Simona era molto arrabbiata per quello che aveva fatto, ne era consapevole, mi diceva che sarebbe dovuta morire lei. Ci siamo incontrate, lei era più imbarazzata di me". Certo non è stato facile.

    "Le dicevo 'ti perdono' ma lo dicevo con la bocca, ho fatto fatica a far diventare il perdono una realtà. Perdono e riconciliazione non vanno di pari passo. E' stato doloroso, tante lacrime". Ginetta si è fatta aiutare anche da una sorta di espediente linguistico: "ho diviso la parola perdono in per-dono. La parola dono è stata cruciale. Dono per me stessa, dono per Simona. Del resto, sono gli eventi della vita, non ci sono risposte ed io volevo rinascere". Ha quindi chiuso il negozio ed è andata alla ricerca delle mamme con la sua stessa esperienza, che erano chiuse in casa. "L'incontro con la prima mamma è stato emblematico: 'ciao sono Ginetta la mamma di Daniele', 'ciao sono Anna la mamma di Francesco'". Una condivisione necessaria ed utile.

"Incontro da anni queste donne ed anche loro ora vengono da me. Aiutare gli altri ha aiutato me, non pensavo di arrivare a tanto ma ora sono una donna libera da ira e da deliri. E' stata una grazia questo mio percorso".

    La sua associazione, "Figli in Paradiso, ali fra cielo e terra", è molto attiva, gestisce anche una scuola nella Repubblica del Congo. Ginetta stessa riceve premi e riconoscimenti. "Quando incontro i genitori che perdono un figlio - conclude - dico loro 'ti prego ama la vita e pensa all'amore per il tuo figlio". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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