Uccise l'infermiera Rossella Nappini
con una serie di coltellate perché non accettava la fine della
relazione che aveva instaurato per ottenere anche la sua
regolarizzazione sul territorio italiano. E' quanto ha affermato
in aula il pm Claudia Alberti nella prima udienza del processo,
davanti alla Corte di Assise di Roma, a carico di Adil Harrati,
quarantacinquenne di origine marocchina, per il quale la procura
ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per il femminicidio
avvenuto il 4 settembre del 2023 nell'androne di uno stabile nel
quartiere Trionfale. Nei confronti dell'imputato l'accusa è di
omicidio aggravato dalla premeditazione e crudeltà contro una
persona "a cui era legato da relazione affettiva cessata".
Il rappresentante dell'accusa ha affermato che "l'imputato
sperava nel proseguimento della relazione, si era ipotizzato un
matrimonio che consentisse la regolarizzazione della posizione.
La chiusura della relazione, e dunque la vanificazione
dell'intento dell'Harrati, è stato uno dei motivi dell'omicidio,
un delitto commesso con 56 coltellate". I giudici hanno ammesso
come parti civili i figli, la mamma e la sorella della vittima e
l'associazione "Insieme a Marianna" e l'associazione italiana
vittime vulnerabili di reato.
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