È finita in tribunale a Lodi la
vicenda di un quarantenne che è stato accusato di essere uscito
di casa ancora positivo al Covid: i suoi difensori hanno
scoperto che in realtà in quei giorni la persona potenzialmente
contagiosa non era lui ma un omonimo, di oltre quindici anni più
giovane.
L'uomo, in auto, era stato fermato dai carabinieri a
Melegnano, in provincia di Milano, per un controllo nell'autunno
del 2020 e dalla banca dati era emerso che aveva da poco
effettuato un tampone con esito positivo. L'automobilista aveva
fatto presente che stava andando al lavoro, che non era stato
ammalato nelle settimane precedenti e che non aveva mai fatto
alcun tampone, ma era stato denunciato ugualmente. E l'anno
successivo gli era stato notificato un decreto penale di
condanna di oltre 7mila euro per violazione del Testo unico
delle leggi sanitarie del 1934, come aggiornato dal governo
Conte.
Gli avvocati dell'automobilista hanno impugnato la condanna e
si è dovuto aprire il processo nel quale l'omonimo, peraltro
nato nello stesso comune dell'imputato, ha riferito che in quei
giorni aveva il Covid e aveva fatto un tampone con esito
positivo. L'ipotesi che il tribunale sta vagliando è che
l'operatore che inserì i dati del più giovane nel portale
dell'Ats di Milano gli avesse abbinato invece il codice fiscale,
molto simile, dell'uomo che è stato poi denunciato pur non
avendo il Covid. Il verdetto è atteso entro l'estate.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA