Finito agli arresti domiciliari con
l'accusa di essersi fatto corrompere da detenuti per consentire
l'introduzione di droga nel carcere napoletano di Secondigliano,
è riuscito a dimostrare non solo la sua estraneità ai fatti, ma
anche di essere inviso agli stessi detenuti che ne avevano
chiesto l'allontanamento dal reparto, ritenendolo una sorta di
"Hitler". E' la vicenda di Giuseppe Tucci, poliziotto
penitenziario di 47 anni arrestato nel marzo scorso nell'ambito
di un'indagine della Dda di Napoli - ventisei persone arrestate,
di cui 22 detenuti e 4 agenti - che aveva svelato un giro di
spaccio di droga in carcere realizzato da detenuti con agenti
corrotti. Otto mesi dopo le manette, Tucci, accusato da detenuti
divenuti collaboratori di giustizia, è stato assolto in
abbreviato dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale
di Napoli Santoro. Per Tucci la Procura di Napoli aveva chiesto
sei anni di carcere, ma il gup ha accolto la ricostruzione del
difensore dell'imputato, Enzo Guida, che ha prodotto le
relazioni di servizio firmate da Tucci in cui si segnalavano
comportamenti illegali dei detenuti, nonché i sequestri droga
effettuati dal 47enne (alcuni entrati nell'indagine Dda), e una
copia di una lettera inviata dai detenuti alla direzione del
carcere per chiedere l'allontanamento dal Reparto di Tucci,
definito una sorta di «Hitler». Lo stesso Tucci, dopo l'arresto,
interrogato dal Gip, aveva respinto ogni addebito, spiegando che
il suo ruolo nel carcere era di "attenzionare e segnalare le
anomalie". Il Tribunale del Riesame annullò poco dopo
l'ordinanza, Tucci tornò in libertà, e la stessa Amministrazione
Penitenziaria, che lo aveva sospeso dopo l'arresto, lo
reintegrò. "In realtà, già il Tribunale del Riesame - spiega
l'avvocato Guida - aveva colto le incongruenze delle
dichiarazioni dei collaboratori, che mai hanno fatto riferimento
a Tucci in modo diretto. Nonostante prove 'confuse', Tucci è
stato processato. Con l'assoluzione viene restituito l'onore ad
un onesto lavoratore".
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