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Cina: non esiteremo a iniziare una guerra per Taiwan

Cina: non esiteremo a iniziare una guerra per Taiwan

La replica statunitense: 'basta azioni destabilizzanti'

PECHINO, 10 giugno 2022, 17:59

Redazione ANSA

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Centinaia in piazza a Taiwan per ricordare Tienanmen, il 4 giugno scorso © ANSA/AFP

Centinaia in piazza a Taiwan per ricordare Tienanmen, il 4 giugno scorso © ANSA/AFP
Centinaia in piazza a Taiwan per ricordare Tienanmen, il 4 giugno scorso © ANSA/AFP

La Cina "non esiterà a iniziare una guerra" se Taiwan dichiarerà l'indipendenza: lo ha riferito Wu Qian, portavoce del ministero della Difesa cinese, citando il suo ministro Weu Fenghe nel corso dell'incontro avuto con la capo del Pentagono Lloyd Austin. "Se qualcuno osa dividere Taiwan dalla Cina, l'esercito cinese non esiterà a iniziare una guerra a qualunque costo", ha aggiunto Wu.

Sulle sorti di Taiwan va in scena un botta e risposta tra Pechino e Washington, con la prima che minaccia - "distruggeremo i tentativi di indipendenza" - e la seconda che intima: basta tentativi per destabilizzarla.

"Taiwan è parte della Cina e il principio della 'Unica Cina' è il fondamento politico delle relazioni sino-americane: è impossibile usare Taiwan per controllare la Cina", ha detto il ministro della Difesa cinese Wei Fenghe al capo del Pentagono Lloyd Austin nel primo incontro in persona avuto a Singapore a margine dello Shangri-La Dialouge. "Gli Usa hanno di recente annunciato un'altra vendita di armi che ha gravemente minato sovranità e interessi di sicurezza della Cina", si legge in una nota. "Il governo e l'esercito cinesi distruggeranno ogni tentativo di indipendenza di Taiwan e salvaguarderanno la riunificazione".

Wei, sempre nella nota del ministero della Difesa cinese, ha detto che "allo stato il tema della pace e dello sviluppo sta affrontando gravi sfide", citando "le iniziative per lo sviluppo globale e per la sicurezza globale proposte dal presidente Xi Jinping" come "la giusta direzione per superare la crisi".

La pace e la stabilità nell'Asia-Pacifico hanno "bisogno degli sforzi congiunti dei Paesi della regione per essere mantenute". La Cina, a tal proposito, "spera di stabilire una sana e stabile relazione tra i principali Paesi dell'area con gli Stati Uniti, che dovrebbe essere anche la direzione degli sforzi congiunti di Cina e Usa".

Gli Stati Uniti "devono considerare lo sviluppo e la crescita della Cina in modo razionale, non attaccarla e diffamarla, contenere e sopprimere la Cina e non interferire nei suoi affari interni o danneggiare i suoi interessi: solo in questo modo le relazioni bilaterali possono essere migliorate".

Wei ha anche rimarcato che "i rapporti tra militari sono fondamentali per lo sviluppo delle relazioni bilaterali e le due forze armate dovrebbero evitare conflitti e confronti". Nel corso dei colloqui, inoltre, le parti hanno ritenuto che "le due forze armate dovebbero attuare l'importante consenso raggiunto dai due capi di Stato, mantenere una comunicazione strategica di alto livello, rafforzare la fiducia reciproca strategica, gestire e controllare i conflitti e le differenze", evitando di trasformare le differenze "in conflitti e confronti".

Le due parti, infine, "hanno scambiato opinioni sulla situazione internazionale e regionale, sulla questione del mar Cinese meridionale e sulla crisi in Ucraina".

 

LA REPLICA STATUNITENSE

Gli Usa chiedono alla Cina di astenersi "dall'attuare ulteriori azioni destabilizzanti nei confronti di Taiwan", ha affermato il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin nel primo incontro di un'ora circa e avuto a Singapore con la controparte cinese Wei Fenghe, secondo quanto riferito dal Pentagono. Austin, su Twitter, aveva scritto di aver "incontrato il ministro Wei. Abbiamo discusso delle relazioni di Difesa Usa-Cina, nonché di questioni di sicurezza globali e regionali".

La maggior parte dell'incontro, come ampiamente prevedibile, ha riguardato Taiwan, e la parte americana ha rimarcato sul punto "le gravi preoccupazioni" sul comportamento "non sicuro" dell'Esercito popolare di liberazione che, sotto il profilo della mobilitazione della sua aeronautica militare, ha effettuato ad esempio nel 2022 quasi 500 incursioni nello spazio di identificazione di difesa dell'isola, contro le circa 1.000 unità dell'intero 2021.

Tutte mosse, insieme alle continue manovre della Marina cinese e ad altre esercitazioni, valutate come segnali di un tentativo di cambiamento unilaterale dello status quo nello Stretto di Taiwan. Le parti, infine, si sarebbero trovate d'accordo nel definire nuovi incontri per migliorare la comunicazione diretta, senza peraltro specificare i passi da fare.
   

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