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Malato si autoproduce cannabis, assolto.'Non è reato'

Cannabis

Malato si autoproduce cannabis, assolto.'Non è reato'

Avvocato difensore, 'Per sentenza il fatto non sussiste'

AREZZO, 27 aprile 2021, 15:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Siamo molto soddisfatti dell'assoluzione perché il fatto non sussiste. E' la soluzione auspicata, da tempo avevamo chiesto l'archiviazione. De Benedetto non ha mai fatto uso di sostanze stupefacenti": così dopo la sentenza del tribunale di Arezzo uno dei difensori, avvocato Lorenzo Simonetti, spiega la sentenza di assoluzione per Walter De Benedetto, 48 anni, malato di artrite reumatoide e imputato in un processo perché in giardino coltivava cannabis che lui ha sempre sostenuto di usare a scopo terapeutico. "Solo per questo la adoprava - spiega ancora il legale - per il dolore che l'artrite reumatoide di cui soffre gli provocava. Le dosi fornite dalla Asl non bastavano alla sua cura".
    "Sono soddisfatto, non solo per me ma anche per tutti coloro che vivono nelle mie stesse difficoltà proprio perché è stato affermato il principio del diritto di cura con la cannabis a solo scopo terapeutico. Ringrazio chi mi ha sostenuto e la mobilitazione che si è creata intorno a me. Da questa sentenza possiamo partire per portare avanti la nostra lotta", ha detto lo stesso Walter De Benedetto, dopo aver saputo dell'assoluzione. Stamani non era in aula perché ieri sera non è stato bene ma, raggiunto al telefono, ha commentato la sentenza.
    "Mi sento molto sollevato dalla decisione del tribunale", ha anche detto. A pesare sull'orientamento assolutorio della sentenza proprio il fatto, come ha sottolineato il suo legale, che De Benedetto, non ha mai fatto uso di droga e ha usato cannabis solo per usi esclusivamente terapeutici. 

"Oggi è un giorno storico. Walter De Benedetto aveva allestito una serra di marijuana per usare la sostanza a scopo terapeutico e lenire i dolori. 'Quella serra non era reato' e quindi oggi è arrivata l'assoluzione perché "il fatto non sussiste". Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene". Lo afferma la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone in un lungo post su Facebook, dove aggiunge: "Oggi mi sento di festeggiare questa sentenza e lo faccio con un test antidroga del capello".
   
Dopo aver ricordato che "in Italia ad oggi i malati sono costretti a battaglie legali perché abbiamo troppi legislatori che rifiutano pregiudizialmente un confronto nel merito", la ministra Dadone invita "per l'ennesima volta a un atto di coerenza pubblica i detrattori della legalizzazione della marijuana che ritengono 'cattivi maestri' quelli a favore. Abbiate #unfilodicoerenza e fatelo anche voi dimostrando che non c'è ipocrisia in questa vostra posizione". "Posso non assumere sostanze stupefacenti - puntualizza Dadone nel post - ed essere a favore della legalizzazione della marijuana, posso essere eterosessuale ed essere a favore dei diritti lgbt. Non abbiamo bisogno di vivere direttamente un'esperienza per comprenderla, per empatizzare con chi soffre ogni giorno in silenzio i soprusi di una mentalità violenta e repressiva. Non siamo noi quelli sbagliati, non siamo noi i criminali e spesso è proprio chi vive di questa linearità di pensiero a nascondere una frustrazione, un segreto. Non abbiate paura e se siete contro la legalizzazione e contro i diritti per chi soffre argomentate le vostre idee senza slogan, senza violenza e senza pregiudizi. Fate un passo verso il confronto, non è mai una mossa sbagliata. Walter oggi - conclude la ministra - non è stato un cattivo maestro, anzi. Voi potete dire lo stesso?".

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