"Sono un bambino sporco": questo il
cartello che un bimbo di 9 anni, nato a Donetsk in Ucraina e
affidato alle cure di una famiglia italiana, doveva portare al
collo come punizione. Una delle tante vessazioni umilianti a
cui, secondo l'accusa, era costretto dai genitori adottivi con
cui viveva in un paesino del torinese. Ora il ragazzo, ormai
17enne, vive in una comunità a seguito di un provvedimento del
Tribunale per i Minorenni di Torino, mentre la madre e il padre
sono imputati per maltrattamenti. Il 13 dicembre, a Palazzo di
Giustizia a Torino davanti al giudice Antonio De Marchi,
verranno sentiti i testimoni della difesa, rappresentata
dall'avvocato Valerio D'Atri. Il ragazzo si è costituito parte
civile ed è seguito dal legale Emanuela Martini.
Ad accorgersi delle percosse e delle umiliazioni quotidiane
erano state le maestre della scuola frequentata dal piccolo.
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