"Cosa penso di serie tv come 'Gomorra'? E’ da considerare, innanzitutto, che si tratta pur sempre di una rappresentazione più o meno romanzata della realtà che diventa esagerazione e offesa per l’intera comunità quando generalizza e offre una visione e un’immagine falsata della realtà stessa". A parlare è l'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, sul numero di 'Chi' in edicola mercoledì 1 aprile.
"La violenza e la prepotenza ci sono e non vanno nascoste ma non si può identificare in esse l’intera comunità, fatta per la stragrande maggioranza di persone perbene, oneste, laboriose, rispettabili ed eccellenti. Questi filmati, come pure le rappresentazioni teatrali, debbono sempre avere un fine informativo e formativo, in modo che, senza nascondere nulla, spieghino allo spettatore che esiste un certo male affinché si difenda da esso e lo combatta, ma mettendo in contrapposizione anche il bene, che pure esiste ed è tanto. Altrimenti si finisce con il proporre un esempio da imitare o una immagine distorta che danneggia la città".
Il precedente
Il cardinale Sepe non è il primo a puntare il dito contro serie tv che parlano di mafia. Nel 2010 l'allora premier, Silvio Berlusconi, criticò sceneggiati e libri che parlavano di criminalità organizzata e che avrebbero danneggiato l'immagine dell'Italia. In quel caso sotto i riflettori finì la storica serie tv "la Piovra" eds un certo tipo di "letteratura".
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