/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Estorsione aggravata, tre arrestati nell'Agrigentino

Estorsione aggravata, tre arrestati nell'Agrigentino

Uno già condannato per appartenenza alla 'stidda'

PALERMO, 09 luglio 2024, 11:02

Redazione ANSA

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Estorsione aggravata dal metodo mafioso: è l'accusa mossa nei confronti di tre persone raggiunte da altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip. I provvedimenti sono stati notificati dalla Polizia di Stato, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Uno dei tre è stato già condannato in via definitiva per l'appartenenza alla "stidda".
    Le indagini condotte dalla squadra mobile di Agrigento e dal commissariato di Canicattì sono iniziate ad aprile dello scorso anno, dopo il danneggiamento e l'incendio della saracinesca di un magazzino a Canicattì. Gli arrestati, per preservare gli interessi economici e imprenditoriali del titolare di un'autofficina, anch'egli arrestato, avrebbero costretto la vittima dell'estorsione a non concedere in locazione un magazzino di sua proprietà a una persona che avrebbe potuto far concorrenza all'officina esistente. I tre sarebbero andati a casa della vittima e uno di loro avrebbe rimarcato l'appartenenza alla stidda e ricordandole che in quella zona comandava lui.
    L'uomo condannato per l'appartenenza alla stidda è stato indicato da diversi collaboratori di giustizia come inserito nel gruppo stiddaro di Canicattì e, pertanto, era finito nel mirino della locale consorteria di cosa nostra che intendeva ucciderlo, sorte toccata proprio al figlio, ucciso dal clan rivale nel corso della guerra di mafia. Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni della vittima e dei suoi congiunti.
    C'è anche Antonio Maira, 74 anni, fra i destinatari delle tre ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite, a Canicattì, dai poliziotti della squadra mobile e quelli del commissariato cittadino. Le altre due ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite a carico di Antonio La Marca di 34 anni e Giovanni Turco di 24 anni. Nel maggio del 2021, la divisione polizia Anticrimine della questura di Agrigento eseguì, a carico dei fratelli Antonio e Giuseppe Maira, una misura di prevenzione patrimoniale che portò al sequestro di immobili e depositi bancari per circa 400 mila euro.
    Antonio Maira - secondo quanto venne, nel maggio del 2021, ricostruito dalla Questura - è stato 'militante' già negli anni Ottanta della Stidda, subì diverse condanne tra cui quella più pesante inflittagli, con la pubblica accusa sostenuta dall'allora giovane magistrato Rosario Livatino. A dire dei vari collaboratori di giustizia, il giudice Livatino fu ucciso proprio perché aveva inflitto forti condanne ad affiliati della Stidda, tra cui appunto figurava Antonio Maira.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza