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Il berretto a sonagli, prima mondiale al Bellini di Catania

Il berretto a sonagli, prima mondiale al Bellini di Catania

Libera messa in scena da opera Pirandello, 10 minuti di applausi

CATANIA, 02 marzo 2024, 11:22

Redazione ANSA

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Dieci minuti di applausi finali hanno suggellato il successo della prima mondiale dell'opera lirica Il berretto a sonagli, in scena al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania fino al 9 marzo.
    "Solo una pazza direbbe al mondo ciò che sto per dire: che Ciampa è il capo di questa 'cosa vostra'", canta Beatrice Fiorica in uno dei momenti chiave che scandiscono la versione operistica liberamente tratta dal capolavoro di Luigi Pirandello, in cui emerge la denuncia civile contro mafia e disparità di genere. Una straordinaria intensità timbrica e armonica attraversa la partitura commissionata dall'ente lirico etneo a Marco Tutino, su libretto dello scrittore e regista Fabio Ceresa. Una progettualità, quella delle nuove commissioni, che rientra tra le linee direttrici del Bellini, guidato dal sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano.
    La creazione è stata abbinata a un altro titolo operistico di Tutino: La Lupa, dalla novella di Giovanni Verga, proposta in un atto unico in due quadri, pure incentrato su un delitto di genere, su versi di Giuseppe Di Leva, rappresentato per la prima volta nel 1990 a Livorno.
    Sul podio il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati in perfetta consonanza con la visionaria regia di Davide Livermore, che si è avvalso delle proiezioni digitali di D-Wok e dei costumi di Mariana Fracasso. Nei ruoli principali il soprano Irina Lungu, risoluta Beatrice e ingenua Mara nel plot verghiano; il mezzosoprano Nino Surguladze, funesta Lupa e poi ipocrita Assunta nel "Berretto"; il tenore Sergio Escobar, tormentato Nanni Lasca, pronto a trasformarsi nel perdigiorno Fifì. E il baritono Alberto Gazale, glaciale e volitivo Ciampa.
    Il libero adattamento de La Lupa mantiene il forte assunto di una sessualità assoluta, ferita e fatale, ma non più ambientata ai piedi dell'Etna, ma in spazi asfittici e suburbani di una metropoli del Nord agli inizi degli anni Sessanta. Altrettanto rielaborata la novità mutuata da Il berretto a sonagli, laddove Tutino e Ceresa portano alle estreme conseguenze il teorema pirandelliano di una società borghese ingabbiata nelle regole dell'ipocrisia, qui aggravate dall'omertà imposta dalla mafia.
   
   

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