"Il foglio contiene alcuni
versetti della sura/capitolo delle Api (Corano XVI: 8-11). Si
tratta di una delle più antiche testimonianze manoscritte del
libro sacro dell'Islam presenti in Sicilia, invero alquanto
rare, che si aggiunge al "Corano di Palermo". Un manoscritto
datato al 372 della Ègira (982-983 dopo Cristo), sicuramente di
origine siciliana, oggi, in gran parte, conservato a Istanbul".
Lo sostiene Giuseppe Mandalà, Ordinario di Storia dei Paesi
Islamici presso l'Università Statale di Milano commentando lo
studio di un foglio di pergamena reperito nel 2010 in una
legatura conservata presso l'Archivio Diocesano di Trapani, in
occasione del riordino scientifico curato dalla vicedirettrice
Stefania La Via e dall'equipe di archivisti della Diocesi,
avvenuto nell'ambito del progetto di ricerca che ha coinvolto
studiosi della Università Statale di Milano, dell'Archivio
Diocesano e del Museo San Rocco di Trapani.
Già dal 2011, in occasione della riapertura al pubblico
dell'Archivio, si era tentato di saperne di più ma uno studio
più approfondito è stato possibile soltanto a partire dal 2021,
grazie all'interessamento di Paolo Barresi dell'Università Kore
di Enna e di Michele Giacalone, presidente dell'Associazione
Amici del Museo San Rocco, che hanno invitato a Trapani per
esaminare il reperto Mandalà. L'esame paleografico della
scrittura in caratteri cufici, lo stile e le caratteristiche
generali del reperto e l'individuazione del contenuto hanno
consentito a Mandalà di identificarlo come un raro frammento di
Corano databile tra IX e X secolo dopo Cristo, possibilmente
attribuibile all'epoca araba di Sicilia della quale, come noto,
rimangono rarissime testimonianze scritte coeve. Campioni di
pergamena prelevati dal frammento, sottoposti ad analisi
scientifiche presso laboratori specializzati in analisi
genetiche dell'Università di Cambridge, ne hanno confermato la
natura di pelle di pecora.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA