Emanuele Scieri, verosimilmente,
reagì ai soprusi dei "nonni" e pagò con la vita quelle violenze.
E' il ragionamento principale sul quale la corte d'assise di
Pisa, presieduta dal giudice Beatrice Dani, motiva la sentenza
di condanna, rispettivamente a 26 e 18 anni, agli ex caporali
della Folgore, Alessandro Panella e Luigi Zabara, emessa 24 anni
dopo la morte di Scieri alla caserma Gamerra di Pisa sede del
centro di addestramento dei paracadutisti: il cadavere fu
rinvenuto il 16 agosto 1999, tre giorni dopo i presunti atti di
nonnismo di cui sarebbe stato vittima. La notizia del deposito
delle motivazioni è riportata oggi dalla stampa locale. Nelle
oltre 100 pagine della sentenza si definisce di "una credibilità
cristallina" la deposizione del teste chiave del processo,
Alessandro Meucci, ovvero il paracadutista che la notte del 13
agosto ha detto di avere visto Panella, Zabara e Andrea Antico -
il terzo indagato processo con rito abbreviato e assolto in
primo grado -, in camerata quando, invece, i tre hanno sempre
detto che quel giorno erano in licenza. Ci sono altri passaggi,
nelle motivazioni depositate dalla corte d'assise pisana che
rischiano di complicare proprio la difesa di Antico, e che
riportano la frase del sottufficiale, l'unico tuttora in
servizio nell'esercito, riferita proprio da Meucci che dice:
"L'abbiamo fatta grossa". E Zabara che rivolto a Panella,
aggiunge: "Stavolta hai esagerato". Il racconto del testimone è
ritenuto credibile dalla corte così come quello di altri testi
che hanno confermato la presenza in caserma di Panella, Zabara e
Antico quella notte del 13 agosto. La furia dei "nonni", secondo
i giudici, sarebbe stata scatenata proprio da una reazione di
Scieri (recluta appena arrivata a Pisa dopo il Car a Firenze) a
qualche loro appunto scatenando, scrive la corte, "un delirio di
onnipotenza".
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