La Procura generale di Catania ha chiesto la condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione per l'ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, per concorso esterno all'associazione e corruzione elettorale. La richiesta iniziale era di 11 anni, ma è stata ridotta per il rito alternativo dell'abbreviato, ed è stata formula, a conclusione della requisitoria, dai Pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito davanti la Corte d'appello di Catania dopo l'annullamento con rinvio deciso il 3 luglio del 2018 dalla Corte di Cassazione.
"Ho ascoltato con attenzione la requisitoria della Procura generale e ritengo oggi più di ieri che l'accusa non abbia dimostrato in alcun modo l'esistenza di miei rapporti con la criminalità organizzata. Sono state dette molte cose non vere smentite 'per tabulas' dall'attività che ho condotto come presidente della regione e come amministratore locale". Così Raffaele Lombardo, dopo la richiesta di condanna. "Dopo undici anni di processo, basato soltanto su falsi pentiti - aggiunge l'- attendo di sapere cosa avrei pattuito, quali vantaggi gli avrei procurato e quali consensi ne avrei avuto. Mentre so i danni che gli ho arrecato. Continuo ad avere come ho sempre avuto - chiosa Raffaele Lombardo - fiducia nella giustizia e confido che presto la verità venga ristabilita". L'ex presidente della Regione Siciliana ha anticipato i contenuti di dichiarazioni spontanee che terrà davanti ai giudici il prossimo 2 marzo. Il procedimento poi proseguirà con le arringhe del collegio di difesa costituito dagli avvocati Maria Licata e Vincenzo Maiello.
Il nuovo processo è iniziato dopo oltre cinque anni di udienze e due sentenze, dall'esito differente, e le lunghe indagini dei carabinieri del Ros sui rapporti tra politica, imprenditori, 'colletti bianchi' e Cosa nostra. La Seconda sezione penale della Cassazione, tre anni fa, ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 31 marzo 2017 dalla Corte d'appello di Catania che aveva assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l'ex governatore e lo aveva condannato a due anni (pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Una sentenza, quella di secondo grado, che a sua volta aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all'associazione mafiosa.
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