Giusi Felice, madre di Giovanni
"Giancarlo" Lo Porto, il cooperante italiano ucciso al confine
tra Afghanistan e Pakistan nel gennaio 2015 (la famiglia fu
avvertita il successivo 23 aprile), farà causa agli Stati Uniti
per la morte del figlio, che era stato rapito il 19 gennaio 2012
in Pakistan, dove lavorava per la ong tedesca Wel Hunger Hilfe,
e poi rimasto vittima in un raid antiterrorismo condotto dagli
Usa. Lo dice lei stessa in un'intervista a Repubblica-Palermo.
L'iniziativa legale sarà illustrata martedì prossimo in una
conferenza stampa alla Camera dagli avvocati Giorgio Perroni e
Andrea Saccucci.
La signora Felice, che vive a Palermo, esclude qualunque
responsabilità dell'Italia: "Il nostro paese non ha alcuna colpa
e non ha mai smesso di di provare a riportare a casa Giancarlo.
Obama ci ha chiesto pubblicamente scusa per quel folle
bombardamento coi droni. Ci avevano promesso che avremmo saputo
la verità. E invece niente".
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