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Cresce il divario, troppo bassi gli stipendi delle donne

Cresce il divario, troppo bassi gli stipendi delle donne

L'assessora Lai annuncia un pacchetto di misure sul welfare

CAGLIARI, 08 marzo 2023, 17:16

Redazione ANSA

ANSACheck

++ Lavoro: 9, 8 mln donne occupate, met� sono mamme ++ - RIPRODUZIONE RISERVATA

++ Lavoro: 9, 8 mln donne occupate, met� sono mamme ++ - RIPRODUZIONE RISERVATA
++ Lavoro: 9, 8 mln donne occupate, met� sono mamme ++ - RIPRODUZIONE RISERVATA

DI MARZIA PIGA

La metà delle donne sarde non lavora, e quando lo fa è la qualità di questa occupazione a fare la differenza, in negativo. Meno contratti stabili, più part-time e precarietà e gli effetti si fanno sentire sul reddito: la differenza tra la retribuzione oraria di un uomo e quella di una donna, calcolata come percentuale del salario di chi tra i due guadagna di più, cresce in tutta Italia e coinvolge anche il settore delle pensioni. Lo certifica l'analisi dei dati regionali sull'occupazione femminile del Centro studi della Cgil sarda in occasione dell'8 marzo.

Nei primi nove mesi del 2022, secondo elaborazioni dell'Anpal, a fronte di oltre 160mila posizioni lavorative medie destinate agli uomini, quelle per le donne sono poco più di 100mila. I dati Inps sui nuovi contratti si evince inoltre che alla fine del terzo trimestre del 2022 le nuove opportunità di lavoro per le donne sono state meno di quelle offerte agli uomini e persino più precarie. Su 177.114 nuove assunzioni, 75.925 (42,8%) hanno riguardato le donne, su cui pesano i contratti stagionali, in somministrazione e intermittenti per il 47,5 per cento rispetto al 44,3 di quelli maschili. La scarsa qualità del lavoro femminile emerge anche dalla grande differenza nel ricorso al part-time cosiddetto involontario.

A livello nazionale sulla totalità dei nuovi contratti delle donne, il 49% è a tempo parziale, contro il 26,2% di quelli degli uomini, mentre nell'Isola il tempo parziale incide per il 54,07 per cento sul totale delle assunzioni femminili e scende al 30,06 in quelle maschili. Sui soli contratti a tempo indeterminato (19.176 nuovi rapporti stabili da gennaio a settembre 2022) il part-time delle donne svetta al 66%. Secondo gli studi a livello nazionale, il tempo parziale non è una scelta volontaria per sei donne su dieci, quota che sale al 72% nelle giovani donne (15 e i 34 anni).

"La condizione delle donne nel mercato del lavoro è ancora oggi caratterizzata da maggiori difficoltà di ingresso e da una debolezza strutturale che riserva loro più instabilità lavorativa rispetto agli uomini - commenta Fausto Durante, leader della Cgil sarda -. Si tratta di disuguaglianze che pesano e vanno rimosse realizzando politiche attive rivolte alla specificità del lavoro femminile e, contemporaneamente, riformando il sistema del welfare, dei servizi per l'infanzia e per la famiglia, oltre agli ammortizzatori sociali per venire incontro alla diversa condizione delle donne nell'economia e nella società italiana".

UN PACCHETTO DI MISURE SUL WELFARE - Tasso di disoccupazione in discesa, ma l'occupazione femminile è significativamente inferiore a quella maschile soprattutto per le donne madri, con i servizi per l'infanzia ancora al palo e un divario nelle retribuzioni che non diminuisce: nel 2022 in Italia il gender pay gap era pari al 13%. Sono alcuni dati che fotografano il mondo del lavoro femminile in Sardegna, diffusi questa mattina durante l'incontro "Donne e lavoro" organizzato dall'assessorato regionale per la Giornata internazionale della donna.

Nel 2022 nell'Isola il tasso di occupazione delle donne è stato del 46,5%, in diminuzione dell'1,4% rispetto al 2021. La Sardegna è maglia nera in Italia per il part time involontario, cioè le donne che dichiarano di lavorare a tempo parziale perché non hanno trovato un'occupazione a tempo pieno: la percentuale si attesta sul 26,4%, contro il 17,9% della media nazionale.

Quanto al divario retributivo, dalle statistiche emerge che si acuisce ulteriormente con l’aumento delle competenze e della specializzazione, nei settori tipicamente maschili e con livelli retributivi maggiori. Sono donne il 64% degli impiegati, il 58% degli addetti alla vendita e ai servizi alla persona, il 54,8% di coloro che svolgono professioni intellettuali. Sono invece donne solo un quarto dei dirigenti e degli imprenditori e coloro che svolgono professioni tecniche.

"In questa giornata di orgoglio e consapevolezza, manteniamo viva l'attenzione sui diritti negati e sugli stereotipi che ancora, troppo spesso, limitano la libertà e l'autodeterminazione delle donne", ha sottolineato l'assessora regionale del Lavoro, Ada Lai, annunciando un pacchetto di misure per conciliare il lavoro con la vita personale e familiare delle lavoratrici.

Le misure si dividono in sette ambiti: bonus assunzioni, lavoro autonomo, auto-imprenditorialità, conciliazione vita-lavoro, sostegno al welfare aziendale, formazione professionale, interventi a favore delle donne vittime di violenza. Il programma di interventi sarà portato presto in Giunta: "Vogliamo rimuovere quegli ostacoli che impediscono al proprio potenziale di esprimersi, favorendo la piena partecipazione delle donne nel mercato del lavoro", ha chiarito l'assessora Lai.

"C'è ancora tanto da fare per colmare il gap di genere in tutti i settori della nostra vita - ha detto Alessandra Zedda, consigliera regionale di Fi -, siamo ancora indietro, ma ora c'è una novità: nella nostra battaglia siamo accompagnate anche da una platea maschile, dobbiamo mettere al centro il valore del rispetto". 

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