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Ruggero si dimette da ad cantina Siddùra, "nessuno screzio"

Ruggero si dimette da ad cantina Siddùra, "nessuno screzio"

Il manager spiega" ora cerco nuovi stimoli"

LUOGOSANTO, 06 maggio 2022, 17:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Massimo Ruggero dice addio a Siddùra. Dopo 14 anni di lavoro e impegno si dimette da amministratore delegato dell'azienda vitivinicola di Luogosanto, in Gallura. Una realtà costellata di premi e riconoscimenti in campo internazionale. "Nessuno screzio, ma solo la necessità di guardare oltre - dice all'ANSA l'ormai ex ad - Siddùra è stata una madre, un padre, sono cresciuto professionalmente e umanamente. Sono andato via in amicizia e portando con me un bel ricordo delle persone con cui ho lavorato e che ho incontrato in questo mio felice percorso". Così come anche dei profumi e sentori dei pluripremiati vini della cantina. "Il giorno che ho lasciato l'azienda ho bevuto il Maìa, per salutare il mio voltare pagina, trovare nuovi stimoli e inseguire nuovi sogni - racconta - È il vino che più mi lega all'azienda e mi ha sempre portato fortuna".
    Nel 2008 Ruggero, olbiese, re dell'edilizia, ha dato una svolta alla sua vita professionale. Dal cemento con fior di architetti in Costa Smeralda ai vigneti è stato amore a prima vista. "Con questo lavoro ho imparato ad amare la terra, a tornare alla saggezza antica con lo sguardo rivolto al futuro, a scoprire tutti i segreti per la riuscita di un'azienda nel rispetto di quanto la natura ci regala, vorrei trasmetterli ai giovani attraverso occasioni di incontro professionali", spiega.
    Tanti i messaggi di stima ricevuti. "Uno su tanti: vieni a lavorare con noi, crea per me un'altra azienda come Siddùra", svela. A 11 anni lavorava come garzone in una bottega di vini sfusi. "Quei profumi e sentori li ho sentiti sin da bambino - ricorda - Quattordici anni fa, quando ho messo piede a Siddùra, ho acquistato un pezzo di terra, e mezzo ettaro è dedicato alla vigna. Quando ho lasciato l'azienda per tre giorni - confessa Ruggero - ho zappato nel vigneto, mi sono sporcato le mani e mi sono sentito ancora una volta agricoltore. Se un giorno nascerà un vino, deciderò se sarà uno sfuso per agricoltori o per i commensali".
   

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