Il Golfo di Taranto si conferma
come la "culla dei cetacei", non solo per le colonie stanziali
dei delfini più comuni, come la stenella striata e il tursiope,
ma anche per i grampi, delfinidi caratterizzati dall'assenza del
muso.
La conferma arriva dall'attività di monitoraggio della Jonian
Dolphin Conservation (JDC), l'associazione di ricerca
scientifica che da quindici anni studia e tutela la presenza dei
cetacei nel Golfo di Taranto e nel Mar Ionio Settentrionale.
Nelle ultime settimane i ricercatori della JDC - spiega una nota
- hanno avvistato nel Golfo di Taranto due cuccioli di grampo
appena nati che nuotavano vicino alle loro mamme. Nei cetacei
sono le madri a prendersi cura dei cuccioli, uno per volta
generalmente, allattandoli ed insegnandoli a nuotare e cacciare
per tre o quattro anni.
Ogni giorno i due catamarani della JDC escono in mare con a
bordo i soci dell'associazione coinvolgendoli nelle attività di
citizen science che, tra l'altro, prevedono proprio
l'osservazione dei cetacei incontrati, raccogliendo così dati
fondamentali per la loro tutela e la loro "identificazione".
"Grazie a un algoritmo messo a punto dallo Stiima- CNR di
Bari - ha precisato Francesca Santacesaria dell'Università di
Bari, responsabile attività di ricerca della JDC - riusciamo a
riconoscere i cetacei perché sui loro corpi, e più in
particolare sulla pinna dorsale o caudale, presentano dei segni
caratteristici, dei marker naturali come cicatrici o tacche sui
margini, che rappresentano delle vere e proprie impronte
digitali: ad ogni animale è assegnato dalla JDC un nome che
permette di identificarlo in futuro».
I ricercatori della JDC "hanno osservato, oltre ad alcuni
cuccioli new born, anche - conclude l'associazione - il ritorno
nel Golfo di Taranto, dopo cinque anni di assenza, di tre grampi
il cui primo avvistamento avvenne nel 2013, e di due giovani
grampi maschi individuati per la prima volta nel 2018, quando,
appena nati, nuotavano al fianco delle loro mamme. Il
monitoraggio dei grampi è particolarmente importante perché si
tratta di una specie che nel Mar Mediterraneo è stata
classificata dalla IUCN (Unione Internazionale per la
conservazione della natura) a rischio d'estinzione".
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