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'L'ultimo padrino', Luca Ponzi racconta Messina Denaro

'L'ultimo padrino', Luca Ponzi racconta Messina Denaro

'Vita, morte e crimini' del boss di Cosa Nostra

TORINO, 23 febbraio 2024, 13:59

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Per trent'anni è stato un fantasma.
    Ben nascosto, a volte in mezzo alla gente, molto spesso alla luce del giorno. La storia dell'ultimo boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, viene ripercorsa nel libro del giornalista Luca Ponzi, responsabile della redazione Rai della Liguria, dal titolo: L'ultimo padrino. Vita, morte e crimini di Matteo Messina Denaro' (edito da Rubbettino, 155 pagine. 15 euro).
    Ponzi raccoglie la vita di U Siccu, uno dei soprannomi con cui era conosciuto Messina Denaro, il capo dei capi, che comunicava dalla sua latitanza anche con i pizzini, tanto cari a Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma che immaginava Cosa Nostra come una moderna multinazionale del crimine.
    L'autore racconta, documenti alla mano, passo per passo la scalata di Messina Denaro ai vertici dell'organizzazione criminale, costellata di omicidi - così tanti da fargli dire che "con tutte le persone che ho ammazzato si potrebbe riempire un cimitero" - spaccio di droga e traffici di ogni tipo. Si parla degli ambienti che ancora oggi sono nascosti sotto una cortina di mistero e del periodo stragista della mafia, quando le bombe sono tornate a esplodere e terrorizzare il nostro Paese a Roma, Milano e Firenze. Ci sono gli omicidi di Borsellino e Falcone.
    Nel suo mirino c'era anche Maurizio Costanzo e tra i suoi crimini più efferati, ricorda Ponzi, quello di aver fatto sciogliere nell'acido un bambino, dopo averlo sequestrato per oltre due anni.
    Messina Denaro, così uguale nella crudeltà agli altri boss di Cosa Nostra, ma così amante, a differenza di Riina, ad esempio, della bella vita. Ponzi racconta anche questo lato umano del capomafia, dai pessimi rapporti con la figlia alla malattia, che lo ha portato a sottoporsi alla chemioterapia nella clinica di Palermo dove è stato catturato. Poi la sua morte, che pone una pietra tombale sui tanti segreti di cui Messina Denaro era a conoscenza. Quei legami particolari e quelle protezioni che hanno fatto sì che potesse essere un fantasma per tre decenni.
   
   

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